Trentino, Corriere del Trentino, Il T – 01 dicembre 2022

Contratti dei medici, l’ultimatum dei dirigenti Ruscitti: «Già pronti 12 milioni per i rinnovi»

Il messaggio è chiaro: «Il rinnovo dei contratti è fermo da troppo tempo. Se non si arriva a una soluzione, la diaspora dei dirigenti medici dal Trentino non farà che aggravarsi». Ed è un concetto che esprimono in coro quasi tutte le associazioni sindacali del mondo dei dirigenti della sanità. «Stiamo parlando di un contratto scaduto da sedici anni, non più migliorativo rispetto al nazionale e chiediamo di poterlo rinnovare», dice la dottoressa Sonia Brugnara di Cimo-Fesmed. E non ci gira intorno: «È per la difesa del sistema sanitario pubblico e dei nostri pazienti». La replica arriva a stretto giro da parte del dirigente generale del dipartimento Salute della Provincia, Giancarlo Ruscitti: «La giunta ha stanziato circa 12 milioni di euro per la chiusura del contratto 2016-2018 per quanto riguarda le indennità».
I dirigenti medici (in trentino sono 1.200) sono chiari: il passaggio del rinnovo contrattuale — quello vigente è stato firmato nel 2006 — non salverà la sanità trentina dai problemi cronici che l’affliggono. Ma è un punto chiave per la tenuta del sistema, messo a dura prova dalla carenza del personale. «Il contratto è l’elemento base che regola le condizioni di lavoro, la crescita professionale e la qualità della vita — spiega il dottor Giorgio Temporin della federazione Fassid – Fvm — Turni massacranti, un turnover eccessivo e professionisti che devono gestire più pazienti in meno tempo a causa delle liste d’attesa spingono alla fuga verso situazioni economiche migliori. Chi se ne va, lo fa con un’esperienza che non si rimpiazza dall’oggi al domani». In sintesi, se le condizioni di lavoro in Trentino sono peggiorative rispetto a quelle nazionali, non solo nessuno sarà di disposto a trasferirsi, ma anche chi è già dentro l’Apss sarà incentivato a cercare un impiego altrove. Eppure, sostengono i sindacati, l’attrattività può essere recuperata, almeno in parte, facendo gli opportuni aggiustamenti: «Non c’è stato un adeguamento inflattivo da quando è entrato in vigore il contratto attuale», dice Manuela Tardiola di Uil-Fpl. Nel 2016, ai dirigenti medici è stato promesso un rinnovo attraverso un accordo ponte («l’accordo stralcio») secondo cui anche in Provincia ci sarebbero stati adeguamenti una volta entrato in vigore il contratto nazionale. E quest’ultimo è in Gazzetta Ufficiale da gennaio 2020.
Tuttavia, da Piazza Dante sembrano arrivare rassicurazioni. «Per quanto riguarda il contratto 2019-2021 riconosceremo il differenziale pieno tra le indennità nazionali e provinciali — dice Ruscitti — il tabellare rimane quello perché è più alto. Ma riconosceremo l’indennità di pronto soccorso, di esclusività e altro. Poi dovremo discutere della mobilità e della conciliazione tempo-lavoro. Come a livello nazionale l’organico è diventato in prevalenza femminile. Questo comporta un riconoscimento del part-time e della conciliazione famigliare. E di conseguenza una revisione delle turnistiche benché l’irrigidmento dei vecchi contratti ci blocca». E poi dà il cronoprogramma: «Ci siamo dati dei tempi per aprile-maggio per chiudere l’accordo 2019-2021. Mentre vogliamo concludere già nel 2022 la parte relativa al contratto 2016-2018, con l’una tantum che riconosca il differenziale tra le indennità nazionali e provinciali».

 

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