Cooperazione. Priorità alla questione salari.
I sindacati hanno incontrato le minoranze. Al centro anche il tema della disdetta contrattuale delle famiglie cooperative e il contratto integrativo delle coop sociali fermo da 18 anni

Un focus specifico sulla cooperazione nell’ambito del più ampio confronto in corso sulla questione salariale in Trentino. E’ stato questo il filo conduttore del confronto di oggi pomeriggio Cgil Cisl Uil e le consigliere e i consiglieri dei partiti di minoranza, da cui era partita la richiesta di incontro. Alla riunione hanno preso parte anche le categorie sindacali.

Due i temi che sono stati approfonditi in modo particolare, anche sulla base delle questioni emerse più recentemente, la disdetta unilaterale del contratto integrativo provinciale di 1.900 lavoratori e lavoratrici delle famiglie cooperative e il mancato rinnovo del contratto provinciale di secondo livello per le e i dipendenti delle cooperative sociali, che hanno stipendi bloccati sotto questa voce da almeno 18 anni.

Sul contratto integrativo delle famiglie cooperative le confederazioni, in linea con le posizioni delle categorie che seguono il comparto, hanno sottolineato la gravità della disdetta unilaterale. In un periodo in cui le lavoratrici e i lavoratori hanno sopportato rincari notevoli dei prezzi a causa dell’inflazione la disdetta contrattuale, che di fatto taglia lo stipendio degli addetti e rende incerti gli aumenti, è una posizione ingiustificabile, più orientata a scaricare le inefficienze del sistema tagliando il costo del lavoro che a risolvere le reali criticità di gestione.

Non va meglio ai dipendenti delle cooperative sociali in attesa del rinnovo del contratto integrativo da quindici anni. Finalmente si è aperto il tavolo di confronto con la cooperazione, ma le posizioni restano ancora molto distanti sulla parte economica. Siamo pronti a fare la nostra parte responsabilmente nel confronto con le controparti, ma la questione salariale va affrontata ai tavoli contrattuali con determinazione. In entrambi questi casi abbiamo visto la volontà di non prendere atto della distanza tra costo reale della vita e retribuzioni.
Sul sociale peraltro si addensa un’altra preoccupazione: l’ipotesi, non frenata dalla Provincia, che si possa aprire la gestione dei servizi anche ai privati profit. Una scelta di campo forte, che rischia di compromettere non solo la qualità dei servizi, a cominciare dall’assistenza domiciliare, e dell’occupazione, ma la finalità stessa dell’esternalizzazione. Per questa ragione confederazioni e categorie auspicano che il tema sia oggetto di confronto anche in consiglio provinciale.

Trento, 13 maggio 2024