18 marzo 2020 – Trentino
Ora gli infermieri hanno paura
L’allarme dei sindacati. «I dispositivi di protezione vengono razionati e si usano semplici mascherine chirurgiche (e non modelli più sicuri) anche per il personale a contatto con i pazienti Covid 19»
TRENTO. Gli infermieri e gli operatori socio sanitari hanno paura. Tre comunicati inviati alle redazioni in un solo giorno per dire che i dispositivi di sicurezza (in particolare le mascherine) vengono “razionate”. Con Giuseppe Pallanch e Silvano Parzian (della funzione pubblica e della sanità Cisl) che denunciano: «Non possiamo accettare che il personale che si occupa dell’assistenza diretta di pazienti Covid 19 debba indossare una semplice mascherina chirurgica invece delle più sicure mascherine Ffp2 o Ffp3» hanno detto i due sindacalisti. E hanno aggiunto: «Comprendiamo gli enormi sforzi organizzativi delle strutture sanitarie, ma non si può ridurre il livello standard di sicurezza dei dispositivi di sicurezza».
In realtà la stessa Organizzazione mondiale per la sanità considera adeguato l’uso delle mascherine chirurgiche (che hanno un livello base di protezione) per l’assistenza a pazienti contagiati nel caso in cui non siano previste manovre all’apparato respiratorio. Ma nei giorni scorsi il personale trentino aveva comunque la possibilità di utilizzare mascherine con un livello di protezione più alto. La mascherina chirurgica viene considerata adeguata -ad esempio -per effettuare tamponi, ma anche per l’assistenza a pazienti Covid per procedure che non prevedono “aerosol”.
Anche i medici di medicina generale hanno lamentato ritardi nella fornitura di nuove mascherine, dopo una prima consegna all’inizio dell’epidemia, nelle settimane scorse. Un problema noto al direttore dell’Azienda sanitaria, Paolo Bordon «La situazione è difficile per tutti, non solo per la nostra azienda. Noi abbiamo delle scorte limitate, come tutti. Cerchiamo di darci delle priorità e l’indicazione ora è quella di tutelare al massimo i dipendenti che sono a contatto diretto con i 316 pazienti di coronavirus che siamo in grado di assistere (attualmente sono 132, ndr). Per quanto riguarda i medici di medicina generale. Abbiamo fatto una fornitura all’inizio dell’epidemia e ci rendiamo conto che tutti vorrebbero maggiori protezioni. Su questo fronte contiamo anche sulla protezione civile, ma la realtà è che i maggiori produttori mondiali di questi dispositivi sono in Asia e ci sono difficoltà nel far arrivare a noi prodotti che sono già stati ordinati». In particolare l’Azienda sanitaria ha ordinato nelle settimane scorse 43 mila mascherine di cui sono una parte è stata consegnata, mentre si attende una fornitura da parte della protezione civile.
Ance la funzione pubblica della Uil -attraverso il segretario Giuseppe Varagone -ha chiesto n aumento dei dispositivi individuali di sicurezza, lamentando le “continue revisioni delle procedure riguardanti i dispositivi di sicurezza nelle varie unità operative”. Lo stesso sindacato ha lamentato l’inadeguatezza delle protezioni utilizzate dal personale impegnato nelle zone filtro all’esterno dell’ospedale Santa Chiara.
Infine anche il sindacato Nursing Up è intervenuto sul tema: «Ci giungono continue segnalazioni da parte di colleghi che lamentano una distribuzione razionata di materiale e sono preoccupati di non averne abbastanza. Vista la situazione i dipendenti dell’Azienda sanitaria chiede Cesare Hoffer, di Nursing Up devono essere tutti dotati delle massime protezioni possibili». La richiesta è anche quella di sottoporre a tampone il personale che è venuto a contatto con soggetti risultati poi positivi e infine quella di conoscere il numero di contagi registrati tra il personale dell’Azienda sanitaria. Su questo ha risposto ieri il direttore generale Bordon: «Riteniamo che l’Azienda sanitaria sia un luogo sicuro. Per ora su oltre 8 mila dipendenti abbiamo un numero molto limitato di contagi. Ci aspettiamo purtroppo numeri in crescita e per questo dobbiamo prepararci a gestire la situazione con meno personale sanitario in servizio, cosa che sta accadendo in misura importante nelle regioni vicine come la Lombardia».
Scarica il pdf: sanita ART 180320 1
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