26 aprile 2018 –  Corriere del Trentino

«Corruzione, non escludo casi di familismo»

Confindustria: serve alleanza tra pubblico e privato. Uil: il nodo sono i grandi appalti

C’è un dato che va interpretato in chiave positiva: solo il 10% degli imprenditori trentini intervistati da eCrime crede che le imprese offrano soldi, favori e regali ad altre imprenditori. Il 60% è però convinto che la corruzione tra privati non viene scoperta. Il dato non convince Roberto Busato. «Non esiste un problema di corruzione in Trentino, almeno secondo il nostro osservatorio» spiega il direttore di Confindustria, commentando la ricerca «PCB-The Private Corruption Barometer», condotta dall’università di Trento, che ha intervistato duemila imprenditori (Corriere del Trentino di ieri). «Se ci può essere qualche forma di corruzione, che è una malattia, — spiega —si può curare solo attraverso l’apertura al libero mercato ». E aggiunge: «Credo che le aziende trentine abbiano la capacità, grazie alla qualità degli imprenditori e dei lavoratori, riconosciuta anche fuori dal territorio locale, di prevalere anche nell’ambito di un mercato di libera concorrenza ». Busato non esclude, però, episodi di familismo. «Ci può essere un fenomeno di questo tipo» dice. E pensa a «un’alleanza tra pubblico e privato che possa rilanciare le grandi opere con aziende private e pubbliche». La sete di lavoro può alimentare comportamenti non propriamente regolari, secondo il direttore di Confindustria che analizza la carenza di grandi appalti in Trentino. «Una costante degli ultimi anni» spiega. «L’economia è attiva—continua— la gran parte delle aziende stanno andando bene, ma nel nostro territorio si lavora un po’ meno perché da qualche anno ci sono meno opere». Un altro problema è la burocrazia. «Le aziende spesso sono costrette a combattere contro una burocrazia eccessiva che, unita alla paura di chi gestisce le pratiche di finire nei guai con la Corte dei Conti, ad esempio, rallenta i lavori e mette in difficoltà le aziende». Un problema reale anche secondo Walter Alotti. «Le regole sono troppo stringenti —spiega il segretario generale della Uil — e mettono in difficoltà le aziende. Gli imprenditori sono molto più preoccupati di questo che della corruzione». La ricerca di e-Crime fotografa più un malcostume diffuso nel mondo imprenditoriale, fatto di piccoli favori ad amici e familiari o regalie, più che un vero e proprio fenomeno corruttivo. «Lo sconto o il piccolo regalo è nella logica del commercio privato — commenta Alotti—diversa è la malafede del dipendente che si fa corrompere da un altro imprenditore ». Ma, secondo Alotti, il vero problema degli imprenditori trentini oggi non riguarda tanto le eventuali irregolarità nelle trattative private quanto gli appalti pubblici. «Sono molto più preoccupati delle gare pubbliche e delle modalità degli appalti e delle forniture» spiega il segretario della Uil. Gare spesso—basta pensare ai fatti di cronaca giudiziaria— segnate da tentativi più o meno riusciti di turbativa e accordi illeciti.

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