Dalla Giunta risposte inefficaci contro il caro vita. Cgil Cisl Uil preoccupati per la perdita del potere d’acquisto dei consumatori. “I provvedimenti come il bonus di 180 euro sono poco utili e iniqui”.
Il cerchio del caro vita si stringe sempre più intorno alla quotidianità delle famiglie trentine. I dati sul calo della fiducia tra i consumatori elaborati dall’ufficio studi della Camera di commercio ne sono conferma e fotografano nel contempo una situazione in peggioramento, di fronte alla quale Cgil Cisl Uil esprimono forte preoccupazione. “Anche se i dati economici ancora tengono ormai è evidente che ci incamminiamo verso un periodo di crisi – ammettono i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. L’effetto sulla tenuta dei redditi è veramente pesante tra incremento dei prezzi con un’inflazione ormai al 12% e lavoratrici e lavoratori che vanno in cassa integrazione. Siamo alla vigilia di una situazione molto preoccupante e risulta incomprensibile il modo inadeguato e lento con cui sta reagendo la giunta provinciale”.
Preoccupazioni che i sindacati hanno messo nero su bianco anche su un documento inviato alla III commissione consiliare che oggi ha esaminato la bozza di delibera sul bonus energia di 180. I sindacati avevano chiesto di essere sentiti in audizione, ma la richiesta non è stata accolta.
Per le tre confederazioni quella delineata dall’Esecutivo resta “una misura iniqua e inefficace, che per l’ottusità della giunta sull’Isee non si integrerà con la misura del Governo nazionale, sprecando così l’occasione di coprire una platea più ampia di famiglie con un bonus anche più corposo”.
Cgil Cisl Uil sottolineano anche la scarsità di provvedimenti previsti dalla prossima legge finanziaria per sostenere i redditi di lavoratori e pensionati. A cominciare dalla scelta di non stanziare nemmeno un euro per adeguare l’assegno unico all’inflazione con il risultato che 30mila famiglie si ritroveranno con un sostegno più leggero proprio nel momento in cui il loro potere d’acquisto è in caduta libera.
Non ci sono ancora risposte nemmeno sull’integrazione provinciale per le lavoratrici e i lavoratori che sono in ammortizzatore sociale. Chi va in cassa integrazione può perdere fino alla metà del proprio stipendio.
Le tre confederazioni avevano chiesto anche una revisione complessiva degli incentivi alle aziende con l’obiettivo di sostituire i contributi a pioggia con aiuti legati agli investimenti in innovazione, al rispetto dei contratti nazionali e a sostegno della contrattazione decentrata anche allo scopo di aumentare le retribuzioni pericolosamente ferme. “Nulla di tutto questo è contenuto in finanziaria così come non ci sono risposte sulla casa che porta via una fetta consistente del reddito delle famiglie. Confidiamo che il testo venga migliorato in consiglio”.
Trento, 1° dicembre 2022
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