2 giugno 2017 – Corriere del Trentino

Delega giustizia, sì dei confederali

Dalla Regione altri 250.000 euro

Fino all’inquadramento aumento di 90 euro mensili. La Flp non firma

Un’indennità media di 90 euro al mese lordi dal primo agosto fino alla data dell’effettivo inquadramento. È la proposta arrivata ieri ai sindacati in sede di contrattazione da parte della Regione: un fondo aggiuntivo di 250.000 euro lordi per chiudere la partita degli inquadramenti contrattuali del personale della giustizia in occasione della delega. Le parti hanno discusso undici ore ma alla fine Cgil, Cisl e Uil di Trento e Bolzano e Confsal-Unsa hanno firmato l’accordo. Non l’ha fatto, invece, la Flp.

Entro il 5 giugno, in base all’accordo siglato con il ministero, la concertazione per la tabella sugli inquadramenti contrattuali doveva essere chiusa. Quella di ieri, insomma, era l’ultima chance. E la trattativa è stata estenuante.

La partita per trovare l’intesa è cominciata alle dieci del mattino. Rigorosamente a porte chiuse, attorno al tavolo nella Sala Rosa del Palazzo della Regione sono seduti i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil ,Flp e Confsal-Unsa di Trento e Bolzano insieme ai funzionari della Regione Claudia Anderle e Alexander Steiner.

«La nostra non è solo una battaglia economica — chiarisce subito il segretario della Cisl Funzione pubblica Giuseppe Pallanch — ogni lavoratore deve essere inquadrato in base all’attività che svolge». Una possibilità «non semplice» l’aveva definita Arno Kompatscher nell’incontro di sabato scorso con i lavoratori, «perché la Regione non ha tutte le categorie».

I funzionari presenti al tavolo riportano l’intenzione del presidente altoatesino di concludere la trattativa e agevolare il passaggio della delega sulla giustizia per i lavoratori. Poi l’annuncio: ieri dalla Regione è partita una nuova missiva destinata al ministro della giustizia Andrea Orlando, «per sottolineare la difficoltà dei dipendenti nel poter effettuare una scelta consapevole sul diritto di opzione». Ovvero per decidere se rimanere alle dipendenze dello Stato oppure passare alla Regione. «Abbiamo chiesto che il ministero dia le indicazioni necessarie per una scelta obiettiva — fanno sapere — perché al momento non si conosce il futuro di chi decidesse di rimanere dipendente statale».

«Vogliono farci credere che la colpa sia del ministero, ancora non in grado di pronunciarsi — replica Giuseppe Vetrone (Flp) — la concertazione è durata due giorni a fronte dei tre anni e mezzo precedenti in cui non si è fatto nulla». L’impossibilità di sciogliere il nodo del diritto d’opzione è una delle ragioni per cui la Federazione dei lavoratori pubblici abbandonerà il tavolo delle trattative.

«Chi volesse optare per rimanere nei ranghi statali potrebbe lavorare solamente al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria o all’ufficio per l’esecuzione penale esterna» denuncia Vetrone.

Secondo Luigi Diaspro (Cgil) gli elementi di positività presenti nell’accordo concluso con la Regione sono «l’inquadramento con un aumento medio del 7%, una procedura di riqualificazione professionale riservata al personale giudiziario da gennaio 2018, una contrattazione specifica con distinte posizioni per il personale giudiziario che confluirà nel contratto regionale e l’unatantum destinata a ogni dipendente dal mese di agosto fino alla data di inquadramento», comunque non oltre il 31 dicembre.

«La tabella di inquadramento definita non realizza pienamente il nostro modo di vedere una perfetta equiparazione professionale — commenta Diaspro — ma grazie all’intesa sulla riqualificazione abbiamo trovato una compensazione. Ora si dovrà fare attenzione a tutte le fasi successive, compreso l’adeguamento degli organici».

«L’indennità verrà parametrata in base alle retribuzioni dei soggetti — conclude Carlo Alberto Incapo (Uil-Pa) — servirà a evitare che i lavoratori vengano penalizzati fino al periodo dell’effettivo inquadramento».

Scarica il pdf: giustizia ART 020617