l’Adige – 18 giugno 2023
Depurazione, il nodo appalto. In allarme i 200 lavoratori
I lavoratori della depurazione delle acque sono in preallarme. A settembre scade l’appalto, per i bacini orientale ed occidentale, ma allo stato attuale i sindacati non sono ancora stati chiamati dalla Provincia per un confronto sul capitolato d’appalto. Ed è questo ad agitarli. Perché negli appalti il rischio concreto è sempre quello di veder eroso qualcosa. Parte di stipendio, ore di lavoro, diritti. I sindacati lo sanno e mettono le mani avanti: «Chiediamo un incontro urgente, siamo pronti alla mobilitazione» evidenziano Fim, Fiom e Uilm. Perché in ballo c’è il futuro d 200 lavoratori, ma c’è anche una questione di principio: serve una presa di coscienza generale, altrimenti il regime degli appalti sarà sempre quello su cui si fa risparmio di spesa pubblica, sulla pelle però di lavoratori e, a volte, qualità del servizio.
Il servizio di depurazione delle acque reflue è organizzato, in Trentino, su tre bacini. Per motivi legati ad un contenzioso legale, i tre appalti sono disallineati: l’anno scorso è stato rinnovato (ma con possibilità di recesso da parte della Provincia anche in anticipo) quello del bacino centrale, quindi l’asta dell’Adige, da Lavis a Borghetto. A settembre scadranno gli appalti per il bacino orientale e occidentale e i sindacati vogliono poter dire la loro: «La Provincia continua ad ignorare le nostre richieste di confronto a pochi mesi dalla scadenza dell’appalto» evidenziano Fim, Fiom e Uilm, che si aspettano una convocazione dallo scorso agosto. «Restano forti preoccupazioni ed è fondamentale che, qualunque sia la modalità di assegnazione del servizio, siano garantiti i livelli occupazionali, normativi e salariali previsti dal contratto provinciale per la depurazione di 200 addetti». I tre fronti sono altrettanto fondamentali, ma il nodo che tutela davvero i lavoratori è il vincolo contrattuale. Sostanzialmente, l’obiettivo è che venga riconosciuto un contratto metalmeccanico corretto – quindi non uno dei cosiddetti contratti pirata – e che non venga usato un contratto diverso, per esempio il multiservizi, che spesso è la scorciatoia per ridurre il costo del lavoro, ma che per i lavoratori significa meno soldi (tanti) e meno diritti. Ma se si vuol garantire il servizio e allo stesso tempo si ha come obiettivo la tutela dei lavoratori, quel che si deve evitare è l’appalto al massimo ribasso, che è poi quello che si è usato nel 2019 per il bacino centrale. Massimo ribasso che non crea quasi mai le premesse per investimenti sul servizio. «Ci preoccupano inoltre – osservano i sindacati – le notizie dei crescenti ritardi nei pagamenti alle aziende da parte della Provincia, problema che già negli anni passati ha causato irregolarità nel pagamento degli stipendi».
«La depurazione rappresenta un comparto fondamentale e strategico, sia sotto il profilo sociale che della sostenibilità ambientale in un territorio a forte vocazione turistica – evidenziano ancora – i rappresentanti dei lavoratori chiedono pertanto rassicurazioni sul rispetto degli impegni presi a tutela delle maestranze e delle professionalità maturate nel comparto e sull’integrità e omogeneità di gestione dell’intero territorio provinciale, questione oggi messa in discussione dal disallineamento delle scadenze dei tre appalti tra i bacini occidentale e orientale rispetto a quello centrale». Da qui la richiesta di incontro urgente. «In assenza – questo l’avvertimento – per i lavoratori del comparto ci saranno ulteriori motivazioni per aderire allo sciopero nazionale previsto per il 7 luglio».
Scarica il pdf: ADIGE depurazione ART 180623
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