31 marzo 2021 – Corriere del Trentino
Dolomiti Energia, futuro tra dividendi e strategie
Ogni anno, in questo periodo di bilanci, leggiamo dei risultati di esercizio del Gruppo Dolomiti Energia. Il focus si concentra, come per altre società pubbliche — le cosiddette galline dalle uova d’oro — sui dividendi che queste distribuiscono ai soci pubblici. Ma è proprio questo lo scopo delle società pubbliche? Molte di esse sono nate e operano per fornire servizi alla cittadinanza contenendo il prezzo di vendita ed evitando che, lo stesso servizio in mani private, sia venduto alla cittadinanza a prezzi più alti da altre società private. Per quanto riguarda il gruppo Dolomiti Energia sembra valere la regola contraria: fare tanti utili e distribuire ai soci pubblici tanti dividendi, più ne danno e meglio è. Così come avviene per Autobrennero. Ma con una differenza: la grandissima parte del fatturato e quindi dei dividendi di A22 provengono da clienti di passaggio non trentini che sfruttano il corridoio del Brennero; mentre per il gruppo Dolomiti Energia gli utili di conto economico arrivano dai ricavi fatti sulla pelle delle imprese e delle famiglie alle quali vengono venduti servizi (principalmente luce e gas) a prezzi molto maggiori dei costi di produzione degli stessi. Ne vale veramente la pena? Il tutto per dare dividendi ai soci pubblici che ovviamente li useranno sul territorio in termini di maggiori investimenti e servizi alla cittadinanza (questo collegamento ad oggi, in verità, non è mai stato sempre chiaro), ma non dobbiamo scordarci che gran parte della strategia dei grandi dividendi va anche a beneficio dei soci privati. Ebbene sì, pochi si ricordano come questi valorosi investitori siano entrati molti anni or sono in Dolomiti Energia e anche in A22 e Mediocredito, ma altrettanto sempre troppo poco viene considerato il loro ruolo nelle decisioni e nelle strategie di queste società pubbliche. In A22 stanno tenendo in scacco la società e la politica regionale, non mollando l’osso (dorato e foriero di lauti dividendi), con il rischio di far perdere la preziosa concessione (sarebbe un disastro); come altrettanto sta avvenendo ancora in Mediocredito e idem sta succedendo in Dolomiti Energia dove, con la scusa di elargire — sembra come unico scopo gestionale — molti dividendi ai soci pubblici se ne distribuiscono di altrettanto corposi pure a sé stessi. Rimaniamo su Dolomiti Energia sottolineando che il settore dei gestori energetici vive anch’esso un problema di concessioni, sui quali la politica provinciale mostra un certo imbarazzo, soprattutto vedendo il diverso orientamento e i diversi risultati ottenuti dai cugini altoatesini che hanno messo al sicuro per sempre centrali e proventi. Senza scordare poi che la politica dei lauti dividenti del settore energetico trentino causa un rallentamento degli investimenti e, soprattutto, una carenza di risorse finanziarie per effettuarli, costringendo il gruppo Dolomiti Energia a indebitarsi per decine di milioni di euro. È un po’ come se una persona con un alto stipendio facesse sempre costosi regali alla moglie (e anche all’amante «privata») e quindi, per comprare casa, alla fine non avesse che una strada: quella di fare un mutuo. Forse sarebbe il caso di cambiare strategia consolidando maggiormente il settore dell’energia trentina nelle mani pubbliche.
Ben vanga quindi il diritto di prelazione nell’acquisto delle quote messe in vendita dai privati. A una condizione: che anche i soci pubblici la smettano di «mungere», indirettamente, la clientela (i cittadini) per ottenere grandi dividendi che non è da escludere vadano a finanziare anche qualche inefficienza gestionale all’interno della macchina burocratica.
Infine, un’idea che potrebbe mettere in collegamento i due colossi di energia e credito: e se tra i soci che stanno premendo per entrare in Mediocredito ci fosse pure il gruppo Dolomiti Energia? L’interrogativo nom è banale. Un’ipotesi che vista anche l’attuale timidezza degli imprenditori trentini, attraverso un corposo investimento, potrebbe portare alla banca un aumento di capitale e di patrimonio in grado da una parte di concretizzare in tempi rapidi il sostegno alle imprese provinciali e dall’altra di evitare pericolosi ingressi di istituti di credito provenienti da fuori provincia. Insomma, un’idea sulla quale sarebbe interessante aprire un confronto.
* Segretario generaleUil del Trentino
Scarica il pdf: Dolomiti Energia ART 310321 2
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