13 dicembre 2016 – Corriere del Trentino

Il Focc light invoglia i sindacati. Ccb rischia di spiazzare Fabi

Cassa centrale banca propone una rimodulazione del Focc con solo due anni di contribuzione (su 5 di durata totale) da parte dei dipendenti delle Casse Rurali, che anzi potrebbero vedersi abbassare il costo del fondo occupazione «a una quota quasi simbolica».

Questa versione «light» potrebbe convincere i sindacati, finora riottosi, vale a dire Cgil, Cisl e Uil dei bancari, e pure il Sinadi (direttori), tanto più che potrebbero ottenere un posto nel consiglio dell’ente bilaterale, uno per ogni rappresentante. E venire a patti con Cassa centrale banca ormai è una strada obbligata, perché si fa sempre più concreta la costituzione del suo gruppo «alternativo» a Iccrea (sul tema il 20 è stata convocata la conclusione dell’assemblea Federcasse).

C’è però un problema: se Fisac, Uilca e First accetteranno, rivendicheranno verso i colleghi la scelta di «aver tenuto duro nella trattativa», fatta nei mesi scorsi. E Fabi? Il sindacato maggioritario è nettamente contrario a stravolgimenti dell’impianto del Focc, ma come opporsi se è Ccb a chiederli? Certo, se Fabi non firma potrebbe passare come il sindacato che non vuole ridurre il peso del Focc sulle spalle dei dipendenti. E introdurre la facoltà di decisione se andare o no in prepensionamento (prima c’era l’obbligo). Fabi, da sempre sponda importante per Federcoop, con responsabilità ha elaborato un Focc con implicazioni pesanti per i 3000 dipendenti, ma adesso lo scenario è un po’ cambiato, e Federcoop stessa più Ccb sembrano chiedere il «sacrificio». Qualcuno fa notare che questi movimenti coincidono, guarda caso, con l’arrivo di Cesare Cattani (l’unico «giossiano» in cda) a capo del comitato sindacale per le Rurali. Colloqui in corso da ieri mattina, in serata Federcoop discuteva con Fabi.

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