Il T – 17 febbraio 2023

Edilizia popolare, troppi ritardi. Riformare la legge Dalmaso

C’è voluto l’avvicinarsi delle elezioni provinciali del prossimo autunno e l’avvio delle schermaglie politiche all’interno della maggioranza di governo per far tornare d’attualità, per Fugatti ed i suoi «fratelli» alleati in Consiglio provinciale, il tema della «casa». Più specificatamente della casa in affitto e delle politiche di edilizia pubblica.

Oggi strumentalmente attenzionata per fini elettorali, per il resto della legislatura l’interesse si era fermato alla istituzione della «patenti a punti» per gli inquilini Itea «indisciplinati» e, provvedimento censurato dai Tribunali e dalla Corte costituzionale tolto dopo due anni di vigenza, alla fissazione del requisito della residenza in Trentino di 10 anni per chi chiedeva accesso alle graduatorie Itea, come per altri benefici di welfare.

Qualche settimana fa, a «tourbillon» elettorale innescato, la delega in giunta alla materia è passata dall’assessora «fantasma» Segnana all’assessora Zanotelli, nel tentativo di riesumare una gestione politica e della comunicazione denotata dal totale immobilismo, anzi da un arretramento, rispetto ai già non eccelsi standard di assegnazione di alloggi alle famiglie trentine bisognose di casa della fine della legislatura passata.
A poco o nulla sono valsi i continui e reiterati interventi dei sindacati confederali e di quelli degli inquilini che denunciavano e chiedevano investimenti e interventi sia per la sterile edilizia pubblica sociale Itea (7 alloggi nuovi realizzati nel 2020 e 0, sottolineo zero, nel 2021; 235 alloggi di risulta assegnati nel 2020 e 227 nel 2021), che per l’edilizia residenziale e le famiglie in affitto nel settore privato. Quelle che si confrontano con l’aumento degli sfratti esecutivi spesso dovuti a morosità incolpevole, all’aumento Istat fino al 11,6% delle pigioni, alla riduzione delle retribuzioni per le tante casse integrazioni Covid che hanno colpito lavoratori e lavoratrici, alla svalutazione da inflazione delle pensioni per pensionati e pensionate, nonché al drammatico aumento dei costi energetici e del riscaldamento. Ora, oltre alle organizzazioni dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno contribuito con le imposte
e le trattenute ex Gescal a costituire quel patrimonio immobiliare, anche le categorie economiche degli imprenditori, dei settori della manifattura e del turismo in particolare, chiedono alla politica di affrontare il tema «casa». Infatti, alla difficoltà di trovare manodopera, vuoi per motivi demografici e di qualificazione professionale, vuoi per il cambio di mentalità circa il lavoro delle persone dopo il Covid, si accompagna sempre più spesso la difficoltà estrema per i lavoratori stagionali o della manifattura o della pubblica amministrazione di trovare casa, possibilmente in affitto, in tante zone del Trentino turistiche o ad alta densità abitativa. Speriamo che la giunta provinciale, sempre tanto attenta alle loro necessità, dia almeno a loro una risposta. Ci guadagnerebbe anche il resto del mondo.
Tante le cose e azioni da fare: dalla ristrutturazione dei più di mille alloggi Itea sfitti all’attivazione di un nuovo piano di Housing Sociale ( visto che quello ormai scaduto nel 2018 non realizzerà altri alloggi a canone moderato oltre ai 500 già sfornati), dall’emanazione di bandi ed appalti frazionati e territoriali per la realizzazione di nuovi alloggi a canone sociale alla ristrutturazione dei tanti immobili dismessi (anche pubblici) del territorio, dalla gestione più attenta anche del significativo patrimonio abitativo dei Comuni oggi assegnato ad Itea, che manca di personale operativo sufficiente a gestirlo e che in parte risulta sfitto, ad una riforma della legge numero 15 del 2005 conosciuta come legge «Dalmaso» non più adeguata al mondo post Covid e ad una popolazione dalle caratteristiche diverse da quelle in essere quasi 20 anni fa.
Un altro paio di cose urgono: il decollo dell’«Osservatorio provinciale per la casa», risultato recentissimo di una lunga battaglia di sindacato e minoranze in Consiglio provinciale, che istituisce un luogo ove è riattivata almeno la possibilità di consultazione istituzionale delle parti sociali sul tema edilizia pubblica, interrotto dal 2017 e l’istituzione del Fondo per la morosità incolpevole, presente in tantissimi territori provinciali e regionali, non in Trentino.
Speriamo che finita la campagna elettorale e sistemate le poltrone dei prossimi assessori, consiglieri provinciali e presidenti delle società provinciali non si ritorni al silenzio tombale e soprattutto all’immobilismo su questo tema che potrebbe essere, come nel passato, anche in Trentino una formidabile leva di sviluppo sociale, ambientale ed economico.
* Segretario Uil del Trentino

Scarica il pdf: IL T Itea ART 170223