Corriere del Trentino, Il T – 13 dicembre 2023
Edilizia. Strategie per reclutare e integrare la forza lavoro
I lavoratori del bypass ferroviario? Seicento, sulla carta, in arrivo nei due villaggi – il più grande lungo via Innsbruck il più piccolo a Besenello – difficili comunque da trovare. E già ora una cosa è certa: non saranno trentini. Arriveranno dal sud Italia o dall’estero. «Qui non abbiamo quelle professionalità» conferma Matteo Salvetti, segretario della Feneal Uil. Per questo quando il Comune si è messo a disposizione per immaginare percorsi di integrazione, l’ha fatto perché solo così sarà possibile convincere persone a lasciare le famiglie per anni, rivedendole solo una volta al mese, se va bene. I sindacati, che nei giorni scorsi hanno partecipato al primo degli incontri sul tema della forza lavoro per realizzare la galleria della circonvallazione ferroviaria, hanno fin d’ora tre priorità: la sicurezza in cantiere, che con i sub appalti a cascata ha bisogno di occhi attenti, le condizioni di lavoro in cantiere e le condizioni di vita. «Perché è importante che possano muoversi e vivere la città, invece che stare chiusi nel villaggio, come al Brennero, perché è lontano da tutto». Così tra l’altro è più facile che accettino di venire in Trentino, spostandosi dall’Alto Adige, dove alcune lavorazioni sono in fase di conclusione.
I minatori che mancano.
Al momento si sta ragionando di logistica, ma il problema vero sarà trovare i lavoratori pronti a venire qui. Lo spiega Salvetti: «C’è tempo, mancano sei mesi, ma l’azienda non ha detto che ha trovato i lavoratori. Fanno fatica anche perché con il Pnrr ci sono tanti cantieri aperti al sud Italia, e quindi non hanno bisogno di salire per lavorare. Non sarà facile trovarli e di sicuro non saranno trentini: da noi mancano quelle professionalità e poi nei cantieri grandi non vanno. Basti pensare al cantiere della Loppio Busa: saranno passati da là 5-6 lavoratori in tutto, che poi sono andati altrove. We Build si sta organizzando comunque a cercare lavoratori anche all’estero. E qualcuno potrebbe pensare di spostarsi a Trento dall’Alto Adige e in questo contesto i tentativi di integrazione sono importanti.
Il villaggio come un’isola.
Ai sindacati piace l’idea messa in campo dal Comune, di far sì che chi sarà alloggiato, non sia totalmente estraneo al tessuto urbano della città, sono state proposte convenzioni, card per i musei, per le partite di calcio o volley o basket, per non creare degli emarginati. «Un’ottima idea – spiega Salvetti Ma prima di tutto dobbiamo capire che lavoratori verranno, con che tipo di esigenze, chiedere a loro cosa serve e muoverci di conseguenza. La provenienza non è indifferente, rispetto alle loro esigenze». Il cantiere del Brennero, per dire, con Bressanone non ha alcuna interazione: i lavoratori restano nel loro villaggio. Sempre. «E’ possibile proprio per questo che qualcuno accetti di venire a lavorare a Trento».
La sicurezza sul lavoro.
Ad occuparsi del reclutamento dei minatori, che sono la maggior parte dei 600 lavoratori attesi, sarà un’azienda privata, spiega Giampaolo Mastrogiuseppe (Fillea Cgil), che si è aggiudicata l’appalto. «E certamente un’accoglienza decente potrebbe spingerli a venire da noi o meglio ancora, ma più difficile, a salire con la famiglia». Se l’accoglienza preoccupa un po’ i sindacati, a interessarli davvero è il fronte della sicurezza sul cantiere: «E’ un cantiere complesso, partecipiamo alla cabina di regia al Commissariato del Governo, e anche noi come organizzazioni sindacali, dovremo vigilare sia riguardo a possibili infiltrazioni mafiose sia, dal nostro punto di vista, dovremo garantire presidi costanti nei cantieri per la sicurezza del lavoro, con Uopsal. E per quel che potremo, spingeremo per avere il Rlst (responsabile dei lavoratori per la sicurezza territoriale). Servirà inoltre particolare attenzione alla catena del lavoro, ora che il Governo ha sdoganato i subappalti a cascata.»
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