15 luglio 2020 – Trentino, Corriere del Trentino
Elezioni, l’appello dei presidi: «Seggi? Meglio non a scuola» Di Fiore (Uil): «Si potrebbero utilizzare i cortili degli istituti».
TRENTO Per non far pesare l’appuntamento elettorale sulle spalle di alunni e famiglie, sono al vaglio alcune strade alternative che permetterebbero alle lezioni di proseguire e ai seggi di trovare una nuova casa provvisoria il 20 e il 21 settembre. Non tutti, però, son d’accordo con la linea di trovare un nuovo spazio alle urne. Mentre l’intervento di Pietro Di Fiore, sindacalista Uil scuola, è più conciliante nei confronti della prassi del voto nelle scuole, anche ai tempi del Coronavirus, la posizione dei presidi è decisamente più in senso contrario. «Non è un elemento positivo per la ripresa per l’inizio delle lezioni — incalza il presidente dell’associazione presidi Paolo Pendenza — È chiaro che, con l’obbligo di sanificare i locali, cosa che non è detto si riesca a fare già nella giornata di lunedì 21, si potrebbe rischiare di perdere due giornate di scuola, cosa che certo non ci fa piacere». Meglio, quindi, se si trovassero alternative da utilizzare per la tornata elettorale, in modo da lasciare agli istituti la possibilità di proseguire senza interruzioni l’attività. «Al tempo stesso, però, vogliamo essere realisti: se trovare nuovi spazi diventa troppo difficile o costoso, ci adegueremo», conclude Pendenza.
Dal candidato sindaco Marcello Carli era arrivato il suggerimento delle caserme, quali possibili luoghi in cui far fluire gli elettori. Anche le biblioteche si candidano ad essere un valido spazio alternativo alle scuole. Secondo la sovrintendente Viviana Sbardella «non ci saranno grandi impedimenti a stabilire la chiusura delle biblioteche per occupare tali spazi con le urne». Ritiene anzi «opportuna» una riflessione in tal senso. Su questo nodo, quindi, la sovrintendenza è allineata all’appello dei presidi e dà ulteriore eco alla richiesta di trovare spazi alternativi alle scuole per l’appuntamento elettorale di fine settembre.
Il dove, però, resta da valutare. Definire i dettagli organizzativi è prerogativa dei singoli comuni, su indicazione delle circolari dettate da Roma, visto che bisognerà trovare un equilibrio tra il voto per le amministrazioni comunali e la consultazione referendaria. «Più facile recuperare edifici alternativi a quelli scolastici in comuni più piccoli, con numeri minori di alunni e maggiore disponibilità di spazi pubblici — nota Sbardella — A Trento, l’incastro sarà più complicato. Vista la necessità delle scuole di allargarsi, infatti, la lista degli spazi disponibili diminuirà sensibilmente».
Sul fronte opposto, invece, il sindacato. Tre i punti sottolineati da Di Fiore. Il primo riguarda l’interruzione delle lezioni, proprio a ridosso della ripresa scolastica in presenza, fissata per il 14 settembre. Se per i nuovi sindaci e per il referendum si voterà nelle due giornate di domenica 20 e lunedì 21, i ragazzi rimarranno per forza di cose a casa almeno un giorno a cause delle urne aperte. Due se le misure di igienizzazione degli spazi occuperanno anche martedì 22. «Si è sempre fatto in passato, anche a ridosso della fine dell’anno scolastico. Penso che si possa replicare anche in questo momento particolare. Negativa sarebbe la decisione di posporre l’inizio delle scuole a dopo l’appuntamento elettorale. Ma non credo succederà, visto che la scuola in presenza partirà già in ritardo rispetto alla tabella di marcia degli scorsi anni».
Il secondo punto solleva proprio la questione della sanificazione degli ambienti. «Per il mondo della scuola e per i collaboratori scolastici, come gli addetti alle pulizie, non vedo particolari difficoltà nel dover affrontare due sanificazioni, necessaria prima del voto e post scrutini», nota il sindacalista della Uil.
Infine, «sarebbe possibile studiare formule per portare i cittadini al voto nei seggi scolastici, pur non interrompendo le lezioni». Fin qui tutto bene. Ma come? «Per evitare il contatto tra gli studenti e gli elettori, si potrebbero trovare spazi viciniori, come cortili o ale degli edifici accessibili attraverso un ingresso separato. In questo modo, la scuola potrebbe restare regolarmente aperta, e il livello di protezione sarebbe adeguato». Con molti istituti già a corto di spazi per soddisfare le norme di distanziamento nelle classi, però, l’opzione del voto in simultanea alle lezioni non sembrerebbe facilmente realizzabile.
Perplesso Arno Kompatscher: «Abbiamo scelto di far coincidere la data delle elezioni comunali con quella del referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Sul secondo, è lo Stato a decidere quali saranno i seggi. E sarebbe assurdo, da parte nostra, sceglierne di diversi per il rinnovo delle amministrazioni locali» osserva il presidente della Regione. «Il problema — aggiunge — lo avremmo avuto comunque, qualsiasi data avessimo scelto. Sarebbe stato poco sensato, oltre a comportare una più spese e perplessità organizzative, chiedere ai cittadini di andare alle urne altre due volte. Ora attendiamo le linee guida statali per capire se ci siano problemi. Oltretutto, dal Consorzio dei Comuni mi segnalano che, a eccezione delle città, nella maggior parte dei comuni si vota già da tempo nelle case comunali e nei municipi».
E il tema scuola ha tenuto banco anche nella teleconferenza che, ieri, ha messo in contratto i tre ministri Francesco Boccia, Roberto Speranza e Lucia Azzolina, e il commissario straordinario Domenico Arcuri con i presidenti Arno Kompatscher e Maurizio Fugatti. Tra le richieste recapitate dal governatore trentino, una chiede a Roma un approccio più risoluto sul tema delle scuole dell’infanzia e degli asili nido.
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