Stiamo vivendo giorni drammatici, anche nel nostro Trentino, a causa dell’emergenza legata alla diffusione del cosiddetto virus “Covid 19”. Mentre ogni giorno, con apprensione, seguiamo il succedersi delle statistiche legate al numero dei nuovi contagi e dei decessi, assistiamo alle iniziative benefiche di persone fisiche, enti e associazioni che intervengono con raccolte di fondi per sostenere un sistema sanitario nazionale scopertosi improvvisamente fragile ed incapace di gestire in sicurezza l’aumento delle degenze ospedaliere.
Questa crisi ha rivelato le carenze strutturali del sistema e la carenza di posti letto nei nostri ospedali, oltre alla mancanza di attrezzature necessarie alla salvaguardia dei pazienti, rendendo evidente nella sua drammaticità, come interventi di ampliamento e costruzione di nuove strutture ospedaliere, non siano più rinviabili.
Per quanto riguarda la nostra realtà, Trento aspetta ormai da un decennio la costruzione di un nuovo ospedale tra bandi di gara, ricorsi e controricorsi. Non vogliamo citare ad esempio di efficienza l’ospedale di Wuhan, costruito in dieci giorni, nel ben mezzo della crisi, perché nessuno ha potuto verificare in terra cinese il rispetto delle condizioni di sicurezza sul lavoro e le condizioni reali dei lavoratori che lo hanno costruito. E, non vogliamo nemmeno prendere in considerazione l’idea che uno stato autoritario possa dare lezioni alla nostra democrazia per quanto riguarda la gestione della crisi sanitaria e la costruzione di edifici di pubblica utilità. Tuttavia, la vicenda del cosiddetto “NOT” è esemplare rispetto alle lungaggini e ai ritardi della burocrazia italiana, e di come questi stiano creando un danno anche ai cittadini trentini, spaventati davanti all’incedere della pandemia.
Da sempre il Sindacato ha sostenuto la richiesta di un sostegno finanziario alle imprese in crisi del nostro settore ed il rilancio di Appalti Pubblici e di lavori pubblici si rende ancora più urgente ed indifferibile allo scopo e prevedere sin da ora misura per la ripresa delle attività e della nostra economia.
Vogliamo credere che possa esistere una via di mezzo tra il dirigismo di un regime totalitario e i meccanismi di aggiudicazione dei lavori in appalto che stanno bloccando la realizzazione delle grandi opere nel nostro Paese. La democrazia, ne siamo consapevoli, ha i propri tempi. Ma alla fine deve saper decidere, per il bene della collettività. Il rischio altrimenti – come testimonia la cronaca di questi giorni – è quello di trovarsi impreparati davanti alle emergenze, a cercare di tamponare le falle del sistema, senza progettualità e visione d’insieme.
Vogliamo credere in ultimo, che possano esistere meccanismi di assegnazione dei lavori di appalto, in grado di coniugare il rispetto della forza lavoro impiegata con le esigenze di dare velocità all’esecuzione delle opere. Una necessità che, è facile credere, diventerà ancora più necessaria per il rilancio dell’economia italiana e trentina, quando – si spera prima possibile – l’emergenza coronavirus sarà solo un ricordo del passato.
Per questo, Feneal UIL, Filca Cisl e Fillea Cgil del Trentino, chiedono con forza che si torni ad investire e bene nelle infrastrutture trentine. A cominciare proprio dal nuovo ospedale di Trento.
Trento, 31 marzo 2020
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