17 settembre 2021 – l’Adige
Energia, il “tesoretto” della Provincia
Dalle centrali 140 milioni di Kwh La Uil: «Li giri ai consumatori»
TRENTO -Mentre il Governo, a Roma, sta valutando quali misure mettere in atto per calmierare il costo dell’energia, in questa corsa al rialzo fino al 40% dei prezzi, in Trentino si cerca di capire se c’è una peculiarità da poter sfruttare a vantaggio del territorio. Il segretario della Uil del Trentino Walter Alotti aveva proposto, nelle scorse ore, di “girare” ai cittadini l’energia gratuita garantita dalle centrali. Una prerogativa che discende dallo Statuto d’autonomia: avendo il Trentino competenza primaria sulle centrali idroelettriche, ha diritto di ottenere gratuitamente una quota di energia dai concessionari. Quanto? 220 kwh per ogni kwh nominale della concessione. In concreto vuol dire che la Provincia riceve e non paga 140 milioni di kwh ora, che usa per coprire il fabbisogno dei propri uffici, delle gallerie, delle Rsa, di parte di alcuni ospedali, di quasi tutti i depuratori, dei musei e delle scuole. Ma se questa energia venisse riservata ai cittadini? «Intanto si potrebbe fare solo con le utenze private, perché per le imprese si configurerebbe aiuto di stato -osserva l’ingegner Franco Pocher, responsabile dell’Aprie -Ma alle famiglie, calcolando circa 100 mila utenze, significherebbe mettere a disposizione 1.400 kwh».
Calcolando che il fabbisogno di una famiglia media si aggira sui 2.500 -3 mila kwh, significherebbe coprire metà del fabbisogno energetico. In euro, vorrebbe dire -al netto degli oneri fiscali -un beneficio fino a 100 euro a famiglia. Ma al prezzo di
dover pagare, naturalmente, l’energia necessaria per far funzionare gli edifici pubblici. Per questo avrebbe forse più senso ragionare di alcune fasce di popolazione. Il tema, tuttavia, non è all’ordine del giorno in Provincia a Trento, ma lo è stato tempo fa a Bolzano, che aveva valutato questo tipo di procedura.
L’ipotesi più probabile è che si attenderanno le scelte di Roma: il Governo sta valutando la possibilità, entro ottobre, di ridurre gli oneri fiscali, in questo modo evidentemente riducendo le bollette agli italiani. Questo attendono ovviamente anche i consumatori -rischiano un rincaro di 247 euro solo sull’elettricità, con il gas si arriverebbe a 500 euro l’anno -e le imprese. Perché le dinamiche in gioco, ricorda l’Energy manager della Provincia Alberto Bonomi, sono oltre il nostro territorio. A partire dal prezzo dell’energia, che nemmeno dipende da come viene prodotta: «No, il prezzo è quello a cui si vende l’ultimo kwh ora prodotto, che è il più caro. Chi acquista energia la prende prima dalle centrali dove si produce a meno, e via via, mano a mano che ne serve di più, si acquista da centrali più care. L’ultimo kw che si compra, quindi, è il più caro. E determina il prezzo. È questa la regola di mercato».
Il prezzo in questo caso è salito per l’esplosione della domanda di gas, perché ancora molte centrali producono elettricità usando quello. Non è un caso che qualcuno abbia tirato in ballo la transizione ecologica, evidenziando come i cittadini rischino di pagare i costi della transizione. Che tuttavia, spiega Bonomi, c’entra solo in parte. «È innegabile che nella bolletta paghiamo gli incentivi per l’energia rinnovabile, per esempio, perché i primi impianti erano fortemente incentivati, mentre i prezzi erano alti: qualche anno fa un pannello fotovoltaico da un kwh costava 1.500 euro, ora 400. In linea di principio, tuttavia, più energia rinnovabile produciamo, meno dipendiamo dal mercato internazionale e dal gas, che è più soggetto a variazioni repentine di prezzo. Ed essendosi ridotti i costi, ora le energie rinnovabili si autosostengono». Restano da pagare gli incentivi dei primi anni, dal 2006 al 2021. E oggi si sta valutando di spostare questo peso dalla bolletta alla fiscalità generale.
Altro tema, legato al prezzo della transizione ecologica, è il cosiddetto costo della CO2. Le aziende devono ridurre le proprie emissioni clima alteranti e, se non lo fanno, devono acquistare il diritto di produrre CO2. È chiaro che anche questo, alla fine, finisce per ricadere sul prezzo finale.
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