22 febbraio 2020 – Corriere del Trentino

«Esami e bonus, da Bisesti solo slogan»

I sindacati bocciano le proposte dell’assessore e contestano il metodo «Ascolta tutti tranne le parti sociali. E sui premi commette un errore: gli scatti di anzianità non possono essere cancellati, viola la norma»

TRENTO Bisesti bocciato. La riforma della scuola preannunciata dall’assessore provinciale all’istruzione non passa l’esame dei sindacati. Che prima denunciano di non essere stati coinvolti nel disegno di legge, e poi rimandano Mirko Bisesti a settembre: «Torni a studiare le normative».
«Intervenire sulla scuola è affare delicatissimo, bisogna studiare e farsi affiancare da tecnici esperti» commenta Pietro Di Fiore della Uil, che solleva la questione di incostituzionalità della riforma proposta da Bisesti. «L’assessore propone di modificare l’aumento di stipendio dei docenti: dall’attuale criterio di anzianità a un criterio “qualitativo”. I docenti trentini sono dipendenti provinciali, in base al dll 405 del 1988, ma con la clausola di mantenimento di status giuridico pari al nazionale. Vale a dire che il cambio di scatti di carriera non è possibile: nel resto d’Italia il contratto nazionale prevede di seguire un principio di anzianità e così deve esser anche in Trentino, oppure deve essere modificata la norma nazionale — illustra Di Fiore — La modifica proposta dall’assessore cozza con la Costituzione in materia di rapporti tra Stato e Autonomia».
Il sindacalista è possibilista sull’ipotesi di un premio integrativo per sostenere le attività extracurricolari del docenti trentini. «Un bonus di questo tipo esiste già, ma così com’è è strutturato come una mancia data dal dirigente e i criteri di assegnazione non sono trasparenti. Sarebbe bene che questi fondi vadano a confluire nel Fondo unico delle scuole, come già avviene a livello nazionale. Questo tesoretto dovrebbe poi venir utilizzato per dare un riconoscimento economico a quei docenti che svolgono attività extra di coordinamento, all’interno dei dipartimenti o nella progettazione di iniziative. Ma deve essere un sistema aggiuntivo e diverso dalla carriera. Il rischio è di incidere negativamente sulla liberà dell’insegnamento».
Critiche anche contro l’ipotesi di reintrodurre una sorta di esame di riparazione, eliminando il sistema dei debiti senza obbligo di recupero oggi in atto. «Parlare di meritocrazia senza un piano d’azione reale è solo uno slogan. Il sistema dei debiti che non vengono mai saldati via corretto perché di fatto penalizza i ragazzi, portandoli al diploma con carenze formative anche gravi, ma andrebbe introdotto un sistema di accompagnamento durante tutto l’anno. La vera meritocrazia non è introdurre esami, ma permettere anche a chi non ha i mezzi o il supporto familiare di concludere con successo il percorso formativo. Ciò significa investire risorse nell’organizzazione, con tappe e sportelli nel corso dell’intero anno scolastico».
L’ultima stoccata colpisce il metodo di lavoro dell’assessorato: «Non siamo stati per nulla coinvolti nel processo di elaborazione della riforma. Un mese fa abbiamo firmato un protocollo di impegni con il presidente Fugatti per il rinnovo dei contratti che però è rimasto lettera morta. La vera riforma necessaria dovrebbe valorizzare il lavoro dei docenti e risolvere il problema del precariato. Con questo spirito scenderemo in piazza il 6 marzo per lo sciopero nazionale».
Anche la Flc Cgil respinge il piano di Bisesti: «Le priorità sono altre — elenca Cinzia Mazzacca -: gli organici, il tempo scuola, il riconoscimento del contratto, l’organizzazione, la valorizzazione del personale non solo docente. Temi importanti che devono avere sempre al centro il ragazzo per migliorarne l’apprendimento e il successo formativo. Argomenti che dovrebbero vedere seduti al tavolo esperti, pedagogisti, chi si occupa di didattica, le famiglie e gli studenti stessi, non gli slogan vuoti dell’assessore. Finora infatti non è stato fatto un ragionamento organico sul problema, e a parte alcune decisioni non particolarmente rilevanti siamo in una situazione di immobilismo».
Nessuna promozione nemmeno da parte della Cisl, che per bocca di Stefania Galli commenta: «La riforma della scuola è un argomento delicato che dovrebbe passare sui tavoli di lavoro tecnici, non essere comunicata unilateralmente attraverso i giornali. Sono mesi che chiediamo incontri e non riceviamo risposte. Così non può funzionare».

 

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