3 gennaio 2018 – Corriere del Trentino
Il caso di Luca Malossini
ESUBERI SAIT, COOPERAZIONE E RUOLO DEL SINDACATO
La vicenda Sait si è conclusa. Il giudizio sulle vertenze non è mai positivo se si pensa al fatto che delle persone resteranno senza lavoro. Una trattativa però bisogna guardarla nel suo complesso, capendo soprattutto le dinamiche che muovono i sindacati. Ci sono «sigle» che restano ai tavoli e non mollano, altre che invece giocano al rialzo, battono i pugni chiedendo oltre le ovvie possibilità, urlano in piazza per attirare l’attenzione delle persone dimenticando che le trattative si fanno con la controparte confrontandosi anche duramente. La priorità deve essere quella di salvaguardare più posti di lavoro. Nel caso Sait, poi, bisognava anche organizzare gli incentivi agli esodi e per farlo ci sono dei tempi tecnici che le parti hanno dovuto assolutamente rispettare. Insomma, non si pensi di essere alla bocciofila. Ritengo il sindacato (almeno quello che non abbandona i tavoli) indispensabile. Da tempo ormai provano a demolire il sindacato, a dire che non serve più e molti ci credono, almeno fino a quando non ne hanno necessità. Occorre ricordare che anche lavoratori e lavoratrici sono cambiati: quanti oggi sarebbero disposti a fare uno sciopero per tutelare i diritti o per conquistarne di nuovi? Non è forse meglio giudicare negativamente chi fa i nostri interessi dichiarando che non lo fa mai abbastanza bene? Se il sindacato non serve più, devono anche sapermi dare una seria alternativa. Tornando alla vicenda Sait, è andata come è andata. Diamo merito a Cisl e Uil e ai loro rispettivi segretari di categoria, Lamberto Avanzo e Walter Largher, di avere mantenuto il sangue freddo. A novembre 2016 Sait dichiarò 130 esuberi, oggi si è passati a settanta in meno. Non so se sia stata una mezza vittoria o una mezza sconfitta. Si deve riconosce però il lavoro svolto nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici. Ora che la vicenda del Sait si è conclusa, penso si possa pensare di aprire quella legata alla dirigenza del consorzio di consumo.
Sandro Bordignon, coordinatore per Trento di «Agire»
Caro Bordignon,
la questione Sait va letta sotto due punti di vista: il primo riguarda la vertenza sindacale. La riduzione degli esuberi è stata sicuramente una vittoria, ma dal retrogusto amaro poiché ci saranno lavoratori che rimarranno a casa: ciò fa ancora più scalpore se avviene nel mondo cooperativo. Il secondo punto di vista chiama in causa proprio la Cooperazione nel suo complesso. Il «caso Sait» segna la fine della concezione che abbiamo sempre avuto del fare cooperazione. Probabilmente era inevitabile, i tempi del resto sono mutati. Adesso si deve avere però il coraggio di non continuare a sbandierare i valori di don Guetti, di fermarsi e raccontare un’altra storia, un’altra realtà. Una realtà dove il Sait — come ha ben spiegato sul Corriere del Trentino di ieri il segretario della Cgil, Franco Ianeselli — ha provato a licenziare con modalità peggiori di una multinazionale. Una cenno poi al ruolo dei sindacati: rimane strategico e chi lo vuole eliminare gioca una partita pericolosa. Le organizzazioni dei lavoratori devono tuttavia spogliarsi di alcune derive ideologiche. Abbiamo bisogno di un sindacato al passo con i tempi capace di leggere le nuove frontiere del lavoro con gli occhi di oggi e non del passato. Per conquistare, se possibile, nuovi diritti.
Scarica il pdf: esuberisait-ART030118
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