Famiglie trentine più povere e sfiduciate. Il timore dei sindacati: così si rischiano tensioni sociali. Cgil Cisl Uil: non c’è tempo da perdere su rinnovi contrattuali e adeguamento delle misure di welfare
Il calo di fiducia dei consumatori fa il paio con l’aumento della povertà con i risultato che dopo un anno di inflazione galoppante i trentini si scoprono più sfiduciati e con le tasche più vuote. Una situazione che va presa in attenta considerazione perché è espressione di un malessere diffuso tra le fasce basse e medie della nostra comunità”. Lo dicono i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil manifestando forte preoccupazione sia per l’aumento del tasso di povertà relativa che in provincia è salito dal 5,2 al 5,7 nel 2022, sia per gli ultimi dati diffusi dalla Camera di Commercio sul clima di fiducia dei consumatori, in netta discesa rispetto al maggio scorso. I trentini hanno una percezione più pessimista rispetto alla media nazionale e rispetto a quella del vicino nordest. Questo anche perché, dicono Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, “il nostro territorio non è più un’isola felice. Il costo della vita è su livelli elevati, mentre le retribuzioni sono sotto la media delle regioni vicine”.
In questo quadro ha giocato un ruolo importante la corsa dei prezzi.
L’aumento dell’inflazione ha riguardato soprattutto luce e gas, i costi sostenuti per l’abitazione e i generi alimentari. “Tutte spese non comprimibili che incidono in modo più pesante sui redditi medi e su quelli più bassi perché con i rinnovi contrattuali bloccati le famiglie hanno subito una pesante contrazione della loro capacità di spesa”. Una situazione di cui non si vede la luce, almeno nel breve termine, stando al sentiment dei consumatori rilevato da Via Calepina.
In questo quadro non basta la conferma del taglio del cuneo fiscale sulle buste paga. “Una misura di cui beneficiano più le imprese che i lavoratori e le lavoratrici”, ricordano i sindacalisti che sollecitano, invece, l’apertura dei tavoli contrattuali a livello provinciale e nazionale, nel pubblico e nel privato, per adeguare le retribuzioni. “In Trentino c’è una questione salariale che va affrontata con realismo rinnovando i contratti. Allo stesso tempo non ci stancheremo di dire che vanno adeguate all’inflazione le misure di sostegno provinciale, a partire da Assegno unico e assegno di cura. Le prospettive per i prossimi mesi, con il rallentamento dell’economia internazionale e i nuovi scenari di guerra, non sono rassicuranti e bisogna mettere al sicuro il reddito delle famiglie per non rischiare che la situazione di difficoltà alimenti tensioni sociali”, concludono.
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