Corriere del Trentino, Mercoledì 6 Novembre 2024
Fedrigoni, vertice con il ministro Urso – L’ipotesi di ricollocazione in Trentino
TRENTO Si apre una nuova pagina nella vicenda che riguarda Giano Srl, la società con sede a Fabriano controllata dal gruppo Fedrigoni e specializzata nella produzione di carta per ufficio.
Lunedì, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, si è tenuto un incontro chiave tra il ministro Urso, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, del sindaco di Fabriano Daniela Ghergo, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali (Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl Chimici) e degli enti locali, oltre al vescovo marchigiano Francesco Massara. In un contesto di tensioni per la paventata chiusura, si è cercato di individuare alternative che garantiscano la tenuta occupazionale e salvaguardino la storia produttiva di Giano.
Il nodo della questione ruota attorno all’annuncio del Gruppo Fedrigoni di voler liquidare, a partire da gennaio, la divisione prodotti carta da ufficio colpita da una crisi di domanda globale. La mossa aprirebbe la strada a una procedura di licenziamento collettivo per i 195 dipendenti dei siti di Fabriano e Rocchetta. Tuttavia, per limitare l’impatto sociale, Fedrigoni ha avanzato una proposta di ricollocamento per buona parte del personale nelle altre sedi marchigiane e negli stabilimenti di Veneto e Trentino, area storicamente significativa per la presenza del gruppo.
Durante il vertice, Urso e Acquaroli hanno fatto pressione sul gruppo cartario per posticipare la chiusura e studiare opzioni alternative. Il gruppo fondato da Giuseppe Fedrigoni, dal 2017 di proprietà del fondo statunitense Bain Capital, ha accettato di esplorare, con il supporto di strutture tecniche del Ministero, possibili soluzioni per salvaguardare i lavoratori.
Lunedì le organizzazioni sindacali avevano dato seguito a un’agitazione culminata in un giorno di sciopero a cui avevano aderito gran parte dei lavoratori marchigiani, mentre le sigle hanno manifestato a Palazzo del Podestà di Fabriano con i rappresentanti delle istituzioni locali. «Il ricollocamento nei siti di Trentino e Verona è solo una goccia nel mare», dichiarano i sindacalisti respingendo l’ipotesi di chiusura come inadeguata e insufficiente a proteggere i livelli occupazionali.
Fedrigoni conta oggi oltre 5.000 dipendenti nel mondo suddivisi in 52 stabilimenti e centri di taglio, con una produzione che spazia dalle carte speciali per packaging e editoria alle soluzioni adesive e di sicurezza: più di 25.000 prodotti distribuiti in oltre 130 Paesi.
Le radici trentine del gruppo risalgono al 1938, con l’acquisizione della cartiera del Varone. Lo scorso anno il gruppo ha affrontato un importante processo di ristrutturazione finanziaria, ponendo in vendita gli immobili dei quattro stabilimenti trentini — Riva del Garda, Arco, Scurelle e Arconvert, la divisione carte adesive anch’essa nella zona industriale arcense — che impiegano 800 dipendenti, tramite un’operazione di sale & leaseback mirata a generare liquidità e ridurre il debito netto di 1,1 miliardi di euro. Con un fatturato annuo di 2,2 miliardi e un utile di 42 milioni (dati 2022), Fedrigoni punta a una modernizzazione che tenga conto delle sfide ambientali e delle turbolenze del settore.
In questo contesto di trattative e azioni condivise il prossimo incontro, previsto il 24 novembre, sarà determinante.
Da una parte l’azienda cerca soluzioni di continuità produttiva anche per il Fabrianese e ha aperto alla possibilità di ampliare il portafoglio di prodotti con commesse per il settore della carta di sicurezza e del materiale scolastico, a patto che nuovi ordini giustifichino tali investimenti. Dall’altra i sindacati, in sinergia con i rappresentanti locali, mantengono una linea dura: non accetteranno proposte che riducano i posti di lavoro. In gioco c’è un patrimonio industriale e sociale cruciale per la regione marchigiana e per i suoi lavoratori.
Scarica il pdf: CORRIERE ART Fedrigoni 061124
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