9 dicembre 2016 – Corriere del Trentino
Fondo territoriale di solidarietà. Un sindacalista verso la presidenza
TRENTO Il comitato di amministrazione del fondo territoriale di solidarietà si riunirà il 13 con all’ordine del giorno l’elezione del presidente. Cgil, Cisl e Uil hanno già avanzato alle organizzazioni datoriali la richiesta di avere la presidenza per i primi 4 anni e non pare siano state sollevate obiezioni. L’obbligo di versamento da parte delle imprese è scattato da agosto. Al momento, però, il fondo non ha ancora corrisposto assegni ad alcun lavoratore sospeso.
Il fondo territoriale di solidarietà ha visto una lunga gestazione. Avrà il compito di garantire la cassa integrazione ai dipendenti delle imprese che per tipo, o dimensione, sono escluse dalla cassa integrazione tradizionale. L’accordo è stato siglato il 21 dicembre 2015 da Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Associazione albergatori, Federazione trentina della cooperazione, Confprofessioni, e Cgil, Cisl e Uil. Gli unici che si sono chiamati fuori sono stati gli Artigiani, che continuano a versare in analogo fondo nazionale. Per il finanziamento delle prestazioni, è previsto il versamento mensile dello 0,45% dello stipendio del lavoratore, lo 0,30% a carico dell’impresa, lo 0,15% a carico del dipendente.
In Trentino, è prevista per i datori di lavoro la possibilità di dedurre ai fini Irap il 50% di quanto versato. Possibilità che non hanno i datori di lavoro dell’Associazione artigiani a causa della mancata adesione al fondo territoriale.
Il fondo si occuperà di tre tipi di intervento: assegni ordinari a favore dei lavoratori interessati da riduzioni dell’orario di lavoro o da sospensione temporanea dell’attività lavorativa, in relazione alle causali previste dalla normativa di integrazione salariale ordinaria; assegni straordinari per il sostegno al reddito a favore di lavoratori che raggiungano i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato nei successivi 5 anni, a seguito di accordi sindacali aziendali che tali assegni prevedano nell’ambito di programmi di incentivo all’esodo; finanziamento di programmi formativi, di riconversione o riqualificazione professionale, anche in concorso con gli appositi fondi nazionali.
Per diventare operativo, il fondo ha bisogno di un presidente. Nella logia dell’alternanza tra sindacati e datori di lavoro nei vari enti di natura bilaterale della Provincia, questi quattro anni di presidenza pare possano andare ai sindacati come da loro richiesto. A chi è ancora troppo presto per dirlo. Nel comitato di amministrazione siedono due rappresentanti per sigla. Andrea Grosselli e Paola Bassetti per la Cgil, Milena Sega e Lamberto Avanzo per la Cisl, Walter Largher e Gianni Tomasi per la Uil. Essendo Tomasi presidente di Laborfonds, è ragionevole immaginare che la Uil sia fuori dai giochi. Di qui al 13, il cerchio si stringerà intorno ai quattro funzionari rimanenti.
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