Corriere del Trentino – 15 dicembre 2022

Fugatti, il piano per la macroregione «Infrastrutture, energia, autonomia» Il lancio della macroregione L’estensione territoriale L’obiettivo da perseguire

Trento Cita Gianfranco Miglio Maurizio Fugatti. In quanto a levatura l’ideologo della Lega sta «lì in alto», ma proprio per questo è una fonte di ispirazione per il presidente. Così, come un faro è l’idea della macroregione del Nord-Est: un progetto che riecheggia quegli ambiti territoriali teorizzati proprio da Miglio e che hanno avuto un primo tentativo di messa in pratica da parte di Roberto Maroni. Nei disegni del presidente, le convergenze con Bolzano dovrebbero estendersi anche al Friuli Venezia Giulia, al Veneto, all’Emilia-Romagna e alla Lombardia. E l’occhio guarda anche a Innsbruck in ottica Euroregionale. L’obiettivo è fare gioco di squadra tra le Regioni per portare a casa risultati comuni su alcuni pilastri. Tra questi: le infrastrutture, la partita delle competenze e il tema energetico.
Per far comprendere la sua visione, Fugatti prende ad esempio l’Autobrennero: «La concessione di A22 è una vittoria di tutti i territori. Se non ci fosse stato un accordo tra l’Emilia Romagna, il comune di Mantova, il Veneto, Trento e Bolzano non saremmo riusciti a fare passare una legge a livello nazionale (benché innovativa) per fare gli interessi del nostro territorio. Se ci fossimo chiusi a Borghetto, quella legge non sarebbe passata. Invece ci siamo aperti e abbiamo portato a casa una norma che fa il bene del nostro territorio e degli altri». Lo stesso discorso vale per i Giochi: «Se ci fossimo chiusi, non avremmo fatto le Olimpiadi, che comunque rappresentano un percorso molto importante per il Trentino degli anni a venire».
Il messaggio, insomma, è chiaro ed è che l’unione fa la forza: grazie alla rete di intese alla base della macroregione, diventa più facile ottenere risultati dallo Stato e — forse non è azzardato pensare — dalla Comunità europea. L’idea infatti è di replicare il modello Autobrennero anche per altre infrastrutture: «Un tema è la Valdastico, che è molto criticata in Trentino. Ma se continuiamo a dire di no è un modo per chiudersi. Dobbiamo vederla come una possibilità di sviluppo. Così come il tunnel del Brennero: lo chiamiamo così, ma è un’infrastruttura europea».
La seconda grande sfida da giocare in chiave macro-regionale è quella dell’autogoverno: «Neanche nel percorso dell’autonomia differenziata dobbiamo chiuderci. Ma dobbiamo vederlo con favore, cercando di rivendicare maggior rispetto dei nostri spazi di autonomia. Primo perché non possiamo dire “padroni a casa nostra” ed essere sfavorevoli quando gli altri dicono lo stesso: è un punto ideologico. E, secondo, con una maggior crescita dell’autogoverno degli altri, sarà poi più facile sviluppare e difendere a livello romano la nostra autonomia, offuscata dopo la riforma del Titolo V. Questo perché saranno sempre meno coloro che dicono che siamo particolari».
Infine, un tema che può essere declinato in chiave macro-regionale è quello energetico, dove occorre elaborare un dialogo con le province venete di Verona e Vicenza.
Il presidente ha in mente un modo di procedere preciso. «In una realtà che sta cambiando — spiega Fugatti — il Trentino deve continuare a fare sistema con Bolzano. Siamo un milione di abitanti e il nostro sistema di autogoverno è un modello di riferimento per l’autonomia differenziata che sta venendo fuori a livello nazionale». Quindi, il primo punto per il Trentino è rinsaldare il legame con i vicini altoatesini. In secondo luogo, «si deve avere il coraggio e l’ambizione di dialogare con i territori confinanti e con quelli con cui abbiamo in comune il tipo di società, di economia, di sviluppo etc…». Quindi mantenere vivi i tavoli di discussione con i territori che, sostiene Fugatti, sono «simili a noi». Tra questi è inclusa l’Emilia Romagna: «Ha avuto un processo di crescita molto particolare negli ultimi anni: un territorio laborioso — spiega Fugatti — Dopo di ché ha chiesto l’autonomia differenziata con una legge, quindi rientra in quel percorso di crescita di sistemi di autogoverno che dicevo».
L’idea di sostenere il percorso verso l’Autonomia delle altre Regioni convince anche il presidente altoatesino Arno Kompatscher che tuttavia ci tiene a mettere qualche puntino sulle «i». «Abbiamo sempre detto di essere a favore di più autonomia per tutti e anche alle collaborazioni con altre Regioni se sono utili: sono convinto — commenta il governatore altoatesino — che in uno stato più federale avremo sicuramente maggiori chances di difendere la nostra autonomia. Ma — mette in chiaro — questo non deve significare un livellamento verso il basso della nostra specialità. La nostra Autonomia è e deve restare diversa da tutte le altre». Sulla ricandidatura del collega trentino Kompatscher non ha mai avuto dubbi nonostante gli scontri tra Lega e Fratelli d’Italia. «Sono sempre stato convinto che avrebbe continuato perché spesso abbiamo fatto programmi a medio e lungo termine» spiega Kompatscher che, dopo le iniziali diffidenze, è riuscito a costruire un rapporto solido con il governatore trentino. Un rapporto che, salvo clamorose sorprese elettorali a nord o a sud di Salorno, sembra destinato a continuare per altri cinque anni.
La proposta della macroregione però incontra l’altolà dei sindacati. In una nota congiunta, Cgil, Cisl e Uil si dicono allarmate. Il futuro del Trentino, si legge, «si omologa in una macroregione del Nord-Est. Il che equivale a dire che si mette a rischio la nostra specialità, correndo il pericolo di essere fagocitati dentro la grande pianura padana, diventando marginali». Per questo, sostengono le confederazioni, «il futuro del Trentino e dell’Autonomia è nell’Euregio». Solo così infatti è possibile: «valorizzare le proprie vocazioni economiche come cerniera tra il mondo tedesco a nord e l’Italia a sud».

 

Scarica il pdf: CORRIERE macroregione ART 151222