03 febbraio 2019 – Trentino, Corriere del Trentino
«Fugatti, che ne sarà del Mediocredito?»
La Uil si fa avanti e chiede a Fugatti, tramite un intervento del segretario genrale Uil del Trentino, Walter Alotti, quale sia il destino di Mediocredito, l’ultima possibile banca del Trentino. Si sta infatti avvicinando la scadenza per la cessione del pacchetto azionario in mano a Province e Regione e si profila l’acquisto da parte di Cassa Centrale Banca. Il nuovo gruppo bancario, però, rileva Alotti, ha solo il 12% del patrimonio d’origine legato al territorio trentino. E così anche Mediocredito si legherà a dinamiche nazionali e poco territoriali. Uil propone una soluzione: azionariato popolare con intervento di qualche impresa importante. Ecco la nota di Alotti.
«Si sta avvicinando la scadenza (a fine 2019) per la cessione da parte delle Province Autonome di Trento e Bolzano e della Regione Trentino Alto Adige del pacchetto azionario di maggioranza dell’unico istituto bancario trentino: Mediocredito. Il più probabile destino di Mediocredito sarà quello di essere acquisito da Cassa Centrale Banca, che già oggi con Centrale Raiffeisen la gestisce. Se non ci saranno altri pretendenti all’acquisizione avremo due risultati negativi. Il primo: sarà minimo il plusvalore che gli enti territoriali locali incasseranno, tanto più se all’asta non si presenteranno, come pare, altri concorrenti. Secondo, dato il nuovo assetto finanziario geografico di CCB, meno legata nella nuova veste al territorio di origine (12% del patrimonio) e più vocata ad un bacino nazionale ed europeo, perderemo l’unico ipotetico operatore di credito più vicino alle imprese ed alle famiglie locali. A differenza dell’Alto Adige, che non ha mai fatto venire meno la presenza reale di operatori di credito locale come Sparkasse, Volksbank e la stessa Centrale Raiffeisen, slegatasi anch’essa sia da Iccrea, che CCB. Quindi ora si ripropone la questione di cosa fare di Mediocredito, una volta esperita la gara e rispettati gli obblighi di dismissione delle quote da parte dei soci pubblici, come prescrive la Legge Madia. A nostro avviso la soluzione migliore, che garantirebbe di avere tra qualche anno almeno una banca con “testa” e “fiscalità” di sicuro a Trento, sarebbe quella di trasformarla in una banca ad azionariato popolare (sui c/c dei trentini giacciono poco meno di 10 miliardi di euro inutilizzati e remunerati al tasso dello 0,…%), con un nocciolo duro di azionisti “forti” trentini (ISA, Itas, Fondazione Caritro, La Finanziaria Trentina, ecc…) che ne esprimerebbero la guida manageriale garantendo la fiducia ai cittadini trentini.
Ci auguriamo poi che oltre ai suddetti soliti noti azionisti si facesse avanti, all’asta delle quote pubbliche che vanno a gara, anche qualche imprenditore “coraggioso” trentino, disposto ad investire e rischiare qualcosa, per esempio il nuovo presidente di Confindustria o i proprietari delle poche aziende multinazionali con base trentina, per assolvere ad un ruolo finanziario attivo, piuttosto che restare ad assistere alla sparizione dell’ultima banca del nostro territorio.
Il business del “nuovo” Mediocredito sarebbe infatti quello delle imprese, degli artigiani, delle grandi operazioni strutturali (a regia e/o supporto pubblico), magari anche in pool con le Casse Rurali Trentine (quelle superstiti) come già avviene da anni, in modo da essere complementare a quello cooperativo incentrato sulle famiglie e non lasciare l’attuale prateria creditizia alle banche altoatesine (vedi recenti operazioni tipo Sparkasse – Pastificio Felicetti, dove una azienda trentina tra le migliori ha trovato nelle banche extra trentine i finanziamenti necessari ai propri investimenti in Trentino).
La nuova compagine governativa non ha ancora profferito nemmero una parola (altro che impegni) su questo importante nodo politico da cui potrebbe dipendere in parte anche la futura autonomia economica e finanziaria del Trentino. Sarebbe interessante capire quale sarà la direzione della strada che vorrà intraprendere.
«Si sta avvicinando la scadenza (a fine 2019) per la cessione da parte delle Province Autonome di Trento e Bolzano e della Regione Trentino Alto Adige del pacchetto azionario di maggioranza dell’unico istituto bancario trentino: Mediocredito. Il più probabile destino di Mediocredito sarà quello di essere acquisito da Cassa Centrale Banca, che già oggi con Centrale Raiffeisen la gestisce. Se non ci saranno altri pretendenti all’acquisizione avremo due risultati negativi. Il primo: sarà minimo il plusvalore che gli enti territoriali locali incasseranno, tanto più se all’asta non si presenteranno, come pare, altri concorrenti. Secondo, dato il nuovo assetto finanziario geografico di CCB, meno legata nella nuova veste al territorio di origine (12% del patrimonio) e più vocata ad un bacino nazionale ed europeo, perderemo l’unico ipotetico operatore di credito più vicino alle imprese ed alle famiglie locali. A differenza dell’Alto Adige, che non ha mai fatto venire meno la presenza reale di operatori di credito locale come Sparkasse, Volksbank e la stessa Centrale Raiffeisen, slegatasi anch’essa sia da Iccrea, che CCB. Quindi ora si ripropone la questione di cosa fare di Mediocredito, una volta esperita la gara e rispettati gli obblighi di dismissione delle quote da parte dei soci pubblici, come prescrive la Legge Madia. A nostro avviso la soluzione migliore, che garantirebbe di avere tra qualche anno almeno una banca con “testa” e “fiscalità” di sicuro a Trento, sarebbe quella di trasformarla in una banca ad azionariato popolare (sui c/c dei trentini giacciono poco meno di 10 miliardi di euro inutilizzati e remunerati al tasso dello 0,…%), con un nocciolo duro di azionisti “forti” trentini (ISA, Itas, Fondazione Caritro, La Finanziaria Trentina, ecc…) che ne esprimerebbero la guida manageriale garantendo la fiducia ai cittadini trentini.
Ci auguriamo poi che oltre ai suddetti soliti noti azionisti si facesse avanti, all’asta delle quote pubbliche che vanno a gara, anche qualche imprenditore “coraggioso” trentino, disposto ad investire e rischiare qualcosa, per esempio il nuovo presidente di Confindustria o i proprietari delle poche aziende multinazionali con base trentina, per assolvere ad un ruolo finanziario attivo, piuttosto che restare ad assistere alla sparizione dell’ultima banca del nostro territorio.
Il business del “nuovo” Mediocredito sarebbe infatti quello delle imprese, degli artigiani, delle grandi operazioni strutturali (a regia e/o supporto pubblico), magari anche in pool con le Casse Rurali Trentine (quelle superstiti) come già avviene da anni, in modo da essere complementare a quello cooperativo incentrato sulle famiglie e non lasciare l’attuale prateria creditizia alle banche altoatesine (vedi recenti operazioni tipo Sparkasse – Pastificio Felicetti, dove una azienda trentina tra le migliori ha trovato nelle banche extra trentine i finanziamenti necessari ai propri investimenti in Trentino).
La nuova compagine governativa non ha ancora profferito nemmero una parola (altro che impegni) su questo importante nodo politico da cui potrebbe dipendere in parte anche la futura autonomia economica e finanziaria del Trentino. Sarebbe interessante capire quale sarà la direzione della strada che vorrà intraprendere.
Scarica il pdf: Mediocredito ART 030219
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