20 maggio 2022 – Corriere del Trentino

«Gap produttivo, qui poco inclini ad investire»

Eliminare gli incentivi a pioggia e privi di selettività e puntare su politiche industriali e fiscali che premino davvero le imprese che investono. Dall’altro lato però «servono imprenditori capaci di investire risorse sulla qualità del lavoro, a partire dai salari, sul capitale umano, sulla sostenibilità e sui processi digitali». Così i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, in ordine Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, commentano il report dell’Astat sul divario tra le imprese trentine ed altoatesine sul fronte economico e produttivo ( Corriere del Trentino di ieri).

Tanto per citare un dato: nel 2019 il valore aggiunto per addetto in Alto Adige è di 61.400 euro, mentre in Trentino è di 54.400 euro. «Le migliori performance in diversi settori, dal manifatturiero al turismo, hanno permesso al sistema economico altoatesino di incrementare la produttività del lavoro sostenuta da elevati livelli investimenti privati che in Trentino — evidenziano i tre sindacalisti — da oltre un decennio sono stato limitati sia nello stock sia nella loro qualità riducendo la capacità innovativa e la competitività delle nostre imprese». Cosa fare per invertire la tendenza? Innanzitutto si suggerisce di prendere spunto da cosa si fa sopra Salorno: «La giunta Kompatscher ha già compiuto un passo in questa direzione azzerando da quest’anno gli sgravi Irap generalizzati». Accanto agli incentivi fiscali, aggiungono i tre sindacalisti, la Provincia ha poi tre altre leve: i contributi diretti, la domanda pubblica attraverso il sistema degli appalti di opere pubbliche e di servizi e le riforme di sistema. «Anche su questo continuiamo ad accumulare ritardo». «Per questo — affermano — abbiamo già chiesto alla giunta di adempiere velocemente ad una previsione della legge provinciale 6/2009 nella quale è stato recentemente inserito il varo di un comitato tecnico per la produttività capace di orientare meglio le politiche pubbliche e individui i punti di debolezza del sistema economico locale». Sul fronte imprese tuttavia «ribadiamo che la produttività non si incrementa tenendo basse le retribuzioni, ma aumentando il valore aggiunto dei beni e dei servizi prodotti». «Nei settori dove questo manca, a partire del turismo, stiamo quindi chiedendo, senza successo, la condivisione di contratti integrativi territoriali».

 

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