9 luglio 2017 – Corriere del Trentino

Giustizia, protestano i sindacati «Sulle opzioni circolare ingiusta»

Latitante, disinteressato, poco affidabile, avverso, improvvido, disattento, silente. Non è certo un bel ritratto quello fatto da Luigi Diaspro (Cgil) e Giuseppe Pallanch (Cisl) al Ministero della Giustizia, proprio all’indomani dello stop all’esercizio del diritto di opzione concesso a 400 dipendenti degli uffici giudiziari del Trentino Alto-Adige.

Ai lavoratori, grazie all’azione concertata dei sindacati confederali, era stato garantito il diritto di scegliere se — come stabilito dalla delega di giustizia— lavorare per la Regione, oppure rimanere alle dipendenze dello Stato. Questa seconda opzione è apparsa fin da subito «un vero salto nel buio», dice Luigi Diaspro. Il Ministero di Giustizia non ha consegnato a chi intendesse rimanere «fedele» allo Stato un disegno specifico delle procedure, lasciando molti interrogativi sul futuro di questi lavoratori. Nonostante i «ben tre anni e quattro mesi di discussioni», i dipendenti si sono trovati di fronte a un bivio quasi obbligato: scegliere la certezza di un posto di lavoro nella propria regione, oppure «correre il rischio di trasferimento senza garanzie».

Come dimostrano i dati ufficiosi, sono stati pochissimi gli optanti (solo il 5% degli uffici di giustizia avrebbe scelto di rimanere dipendente statale). Secondo Pallanch, l’esplicativa del ministero è riuscita ad affossare un diritto che Cgil, Cisl e Uil «avevano conquistato a Roma», nel mese di marzo. La circolare è infatti stata emessa soltanto il 3 luglio, con soli quattro giorni di anticipo dal fischio finale della partita. Anche per questo, il sindacalista Diaspro addita il ministero della Giustizia, che avrebbe dovuto muoversi «per il bene dei lavoratori, con chiarezza». E invece il governo si è confermato «latitante» e «disinteressato».

Le reazioni dei sindacati sono state tempestive, unite dalla convinzione che si sarebbe potuto fare di più per una categoria di lavoratori che ha finito per essere discriminata. «Abbiamo contestato la circolare anche attraverso il network: ne chiediamo l’annullamento; alcuni punti avrebbero dovuto essere esplicitati meglio», asserisce il sindacalista della Cisl. E continua: «Il nostro intento è quello di garantire tutela individuale a ciascun lavoratore che abbia preso parte alla contrattazione». E promette «un’azione forte», affinché il diritto opzionale divenga «realmente esigibile». Anche Cgil assume la linea dura, e a livello nazionale ha già preannunciato vertenze, a prescindere dal numero di persone che si sono avvalse del diritto di opzione.

Scarica il pdf: giustizia ART 090717