Corriere del Trentino – 03 gennaio 2023

Gli ingegneri rilanciano al Desert. I sindacati: «Si decida in fretta»

Entrano a piè pari nel dibattito rilanciato dal sindaco Franco Ianeselli nel suo bilancio di fine anno, quando ha invitato a una maggiore riflessione sull’ubicazione del nuovo polo ospedaliero e universitario da pensare tra le aree al Desert e San Vincenzo, gli ingegneri del Trentino. Che rilanciano la loro idea del 2016 per il Not nell’area delle ex caserme: «Da allora le esigenze della città non sono cambiate», afferma in una nota la presidente dell’Ordine, Silvia Di Rosa. Motivandole punto per punto. Dagli spazi, ai collegamenti. Ma se il parere degli ingegneri è in linea con quello del governatore Maurizio Fugatti, che rispondendo al primo cittadino ha parlato del «rischio di allungare troppo i tempi» se si rimette tutto in discussione, diversa è la visione di altri protagonisti del dibattito. A cominciare da sanitari e architetti, che propendono per San Vincenzo. I sindacati invitano ad una dead line , «non più di qualche mese» per decidere: «Tempi celeri per la realizzazione del nuovo ospedale, ma dentro una strategia compiuta per la sanità territoriale», dicono i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. Che sulle lungaggini bacchettano il governo attuale (vedi il progetto Guerrato approvato e poi bocciato in due anni e mezzo) ma anche le giunte Dellai e Rossi.
Nessun dietrofront dal Desert dunque per l’Ordine degli ingegneri che entrano nel dibattito di questi giorni sul nuovo Polo ospedaliero e sulla possibilità di rivalutarne la futura collocazione: «L’area di via al Desert per la realizzazione del nuovo ospedale di Trento è frutto di studi approfonditi fatti nel 2016: per metterla in discussione servono specifiche valutazioni in materia di urbanistica, di traffico, di ambiente, di energia e di tecnica ospedaliera», precisa Di Rosa nella lettera aperta.
Le motivazioni le spiegano in tre punti, cominciando dall’area, «di dimensione idonea a garantire la realizzabilità dell’ospedale, dell’Università e di centri di ricerca come il Cibio», con possibilità di espansione futura. «Caratteristiche già note ed evidenziate dalla Provincia e dal Comune nel disciplinare di gara del 2016 per il polo sanitario». «Le richieste di quel disciplinare — sottolinea Di Rosa — erano supportate da uno specifico documento redatto da dirigenti comunali e provinciali: l’analisi comparativa delle aree di via al Desert e di San Vincenzo del 2016 confermava la scelta di via al Desert come quella ottimale alla luce delle finalità e criticità nella realizzazione dell’opera». Da allora, «non sono cambiate la città, la ferrovia, i fiumi, l’autostrada, le necessità sanitarie generali e particolari».
Il secondo punto, quello viario: la connessione dell’area di via al Desert con il tessuto urbano «è semplice e già esistente», inoltre, «l’eliminazione del sovrapasso di Ravina permetterà l’accesso adeguato all’ospedale». Presenti anche la mobilità “lenta” con piste ciclopedonali, i trasporti pubblici e la vicina rete ferroviaria. Quindi, il terzo punto, «la questione fondamentale delle sinergie, in primis con protonterapia» già operativo sull’area di via al Desert perché era «immaginato come parte integrante del nuovo presidio».
Spronano ad accelerare i tempi i sindacati e invitano al coinvolgimento dei sanitari per la scelta dell’area. «L’azzeramento della gara per l’individuazione della migliore proposta per la realizzazione del Not, scelta che abbiamo condiviso, può essere l’occasione di una riprogettazione complessiva dell’opera, includendo anche la verifica di una nuova destinazione urbanistica per far sì che il nuovo ospedale possa essere pensato fin da ora come perno di una strategia complessiva per il rafforzamento delle politiche provinciali per la salute e della nuova rete della medicina territoriale», sostengono i tre segretari in una nota unitaria. «Ma accanto ad un confronto tra Comune e Provincia sulla localizzazione — proseguono — oggi servirebbe una discussione larga e partecipata, a partire dal coinvolgimento dei sanitari. Indispensabile per non far nascere già vecchia una struttura che attendiamo almeno da 15 anni». Quindi «i tempi per il nuovo progetto e l’avvio di una nuova gara, che superi il meccanismo di partenariato pubblico privato, debbono essere celeri perché si è perso fin troppo tempo in queste ultime tre legislature: si stabilisca una finestra temporale di non più di qualche mese per una decisione finale». Quindi «la definizione di una strategia compiuta di sanità territoriale che vada oltre gli slogan non prorogabile, poiché le giunte Dellai, Rossi e Fugatti hanno tutte contribuito ad allungare i tempi di un’opera sempre più essenziale per rafforzare un’offerta all’altezza di una popolazione che invecchia rapidamente e alle sfide che questo comporta per dare sostenibilità ed efficacia alle politiche per la salute, garantendo lavoro dignitoso a migliaia di operatori e sistemi tecnologicamente avanzati per il potenziamento di una vera assistenza sanitaria digitale». E rivolti a Fugatti sui tempi persi dicono: «Anche l’attuale governatore che oggi reclama celerità» ha assegnato il progetto di project financing alla Guerrato nel dicembre 2019 per poi bocciarlo nella primavera 2022, dicono, «a fronte dell’inadeguatezza e insostenibilità del progetto». Per giungere a questa conclusione, dicono i sindacati, «sono serviti trenta mesi e le indagini della Guardia di finanza: una scelta non adeguatamente meditata oggi rischierebbe di nuovo di allungare i tempi per la realizzazione del Not».

 

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