15 aprile 2017 – Corriere del Trentino
«Il governo ci ha ascoltato. Ma per i poveri va fatto di più» Parla Cristiano Gori, docente a Trento, «papà» del reddito di inclusione
Il reddito di inclusione varato dal governo Gentiloni ha un «papà» trentino. Il memorandum di attuazione della legge delega di contrasto alla povertà, firmato ieri a Palazzo Chigi, vede infatti l’importante contributo di Cristiano Gori, docente di politica sociale al dipartimento di sociologia e ricerca sociale di Trento, che dal 2013 guida l’Alleanza contro la povertà in Italia, un’associazione che riunisce rappresentanze dei Comuni e delle Regioni, sindacati e realtà associative. «Molte delle nostre proposte sono state recepite dal governo — racconta soddisfatto Gori — Ora serve un ulteriore impegno per un piano pluriennale».
Professor Gori, come e con quali obiettivi nasce il vostro lavoro di ricerca?
«La povertà in Italia è un fenomeno crescente che richiede un piano strutturato capace di rispondere alle necessità dei più bisognosi. In Trentino la situazione è migliore rispetto ad altre regioni ma le politiche sono in ritardo di vent’anni. Da qui l’idea di creare l’Alleanza contro la povertà in Italia che è stata da me fondata quattro anni fa».
Come si struttura l’Alleanza e qual è la sua missione?
«L’Alleanza riunisce 35 organizzazioni tra realtà associative (come Acli, Caritas, Forum terzo settore, Banco alimentare, Società di San Vincenzo e Save the children), rappresentanze dei Comuni e delle Regioni (Anci, Lega delle autonomie, Conferenza delle Regioni) e sindacati (Cgil, Cisl e Uil). L’associazione si basa su due idee fondamentali. La prima è che se si vogliono richiedere e ottenere dei miglioramenti per contrastare la povertà occorre lavorare insieme su più fronti. Poi i valori alla base del nostro percorso di ricerca devono essere promossi attraverso proposte concrete».
I vostri studi hanno portato nel 2016 alla pubblicazione del volume «Il reddito d’inclusione sociale (Reis). La proposta dell’Alleanza contro la povertà in Italia» edito da Il Mulino. Come si è giunti all’inserimento delle vostre proposte nel memorandum e quali sono le fondamenta di questo meccanismo di salvaguardia?
«Il Reddito di inclusione sociale, definito poi dal parlamento come Reddito di inclusione, è frutto degli studi dell’Alleanza e si basa su due assunti fondamentali. Il primo mira a stabilire dei criteri per leggere le condizioni delle persone in stato di povertà stabilendo così le soglie di accesso al sostegno economico. Il secondo si focalizza sull’individuazione di strumenti di aiuto tangibili come l’investimento in assistenza sociale, in affiancamento e monitoraggio».
In concreto quali sono gli elementi più significativi inseriti su vostra proposta nel memorandum?
«Come sappiamo l’accesso delle persone in difficoltà ad aiuti economici e sociali si basa sull’indicatore Isee che fa riferimento ai due anni precedenti rispetto alla condizione attuale. Spesso però la povertà si caratterizza per un decadimento repentino e soprattutto rapido. Abbiamo quindi introdotto nuove opportunità di accesso al sussidio attraverso altri canali rispetto all’Isee. Un ulteriore elemento previsto nel memorandum riguarda l’assegnazione di parte dei soldi per il fondo sociale ai Comuni i quali potranno così avere nuovi assistenti sociali, figure fondamentali per aiutare le persone a costruire un percorso di vita nuovo».
Come avete accolto la decisione del governo?
«La cerimonia tenuta oggi (ieri, ndr) a Roma è stata davvero emozionante. Solitamente i memorandum interessano principalmente tematiche sindacali e pensionistiche, è la prima volta che viene trattato un tema sociale. Per noi è un bel traguardo, sicuramente però non un punto di arrivo quanto piuttosto di partenza».
Quali saranno quindi i prossimi obiettivi anche alla luce dei dati sulla povertà in Italia?
«Secondo i dati i poveri in Italia sarebbero 4 milioni e i finanziamenti stanziati permetterebbero di raggiungerne solamente 1,5-2 milioni. Occorre quindi un rafforzamento delle azioni messe in campo con questo primo intervento definendo un piano pluriennale per arrivare a tutti i poveri. L’Italia è molto indietro rispetto al resto d’Europa, vi è perciò la necessità di intensificare i percorsi di inclusione rendendoli al contempo più strutturati e duraturi».
Scarica il pdf: Gori ART 150417
No Comments