09 settembre 2020 – Trentino

I sindacati: «Ancora troppi punti oscuri sulla sicurezza».

La denuncia. Ieri incontro in Provincia sulle linee guida per nidi e materne. Per Uil e Cgil serve chiarezza soprattutto su chi dovrà occuparsi dei bambini che mostrano dei sintomi in classe

TRENTO. «Il sistema scuola in questi giorni è in affanno. Le materne e i nidi hanno già riaperto, ma ancora manca un protocollo di sicurezza per la gestione dei casi sospetti e i punti non chiari sono ancora molti». Marcella Tomasi della Uil Funzione pubblica sintetizza così l’esito dell’incontro di ieri mattina tra i dirigenti del Dipartimento della Conoscenza Roberto Ceccato ed Emanuela Maino e i sindacati. Bianca Francesconi della Cgil rincara la dose: «Ancora ci sono troppe cose in sospeso. Durante l’incontro abbiamo parlato anche del caso del bambino positivo al nido di Pergine. Abbiamo chiesto che ci vengano date al più presto indicazioni su come trattare i bambini con sintomi». Marcella Tomasi spiega: «Attualmente, non sappiamo chi deve avere cura dei bambini che mostrano sintomi influenzali. In una scuola per l’infanzia pubblica, ad esempio, ci sono le insegnanti che spesso sono da sole quando non sono in compresenza, quindi non possono assentarsi per non lasciare da soli gli altri bambini della sezione. Restano il cuoco e l’operatrice d’appoggio. Non sarebbe il loro compito quello di prendersi cura dei bambini con sintomi. Comunque chiediamo che ci venga detto cosa fare quando un piccolo ha la febbre. Chi lo porta nella zona filtro e chi chiama i suoi genitori? Poi abbiamo fatto notare che ci sono anche molte incongruenze. Il principio base del protocollo è che i gruppi siano stabili. Ma è previsto che un’insegnante possa fare sostituzioni in un’altra classe mettendo semplicemente la mascherina Fp2. Ma in questo modo la stabilità del gruppo non viene più rispettata e si rischia di diffondere il contagio. Lo hanno previsto perché non c’è personale e le graduatorie sono tutte esaurite. Poi non sono stati previsti tutti i passaggi su come gestire i casi sospetti. Non è chiaro quanti bambini debbano essere messi in quarantena in caso di positività. Vogliamo che l’Azienda sanitaria e la Provincia chiariscano tutti questi passaggi».

 

 

LA PROTESTA DELLA UIL «Soldi alle private mentre la scuola pubblica arranca»

«Fondi milionari alle scuole private, mentre la scuola pubblica arranca per evitare un disastro». Il segretario Uil Scuola Pietro Di Fiore lancia l’allarme in vista della ripartenza delle lezioni e sottolinea l’iniquità del finanziamento alle scuole paritarie in Trentino: «Le scuole private godono di fondi pubblici esorbitanti e troverei insopportabile che gli studenti e i lavoratori della scuola pubblica siano maggiormente esposti al contagio mentre le “paritarie” godono di ampi spazi e fondi cospicui che consentono una migliore organizzazione». Di Fiore cita i numeri dei bilanci che riguardano il comparto scolastico trentino: «Alla scuola trentina sono stati destinati 45 milioni di euro. Il “minimo sindacale”, speravamo che si potesse arrivare a 60 milioni. Però i 15-20 milioni destinati alle sette scuole private del Trentino sono stati trovati. Segno che gli ottocento anni di dominio vescovile si fanno ancora sentire». Per Di Fiore si profila il rischio che la scuola pubblica faccia una figuraccia mentre i “concorrenti” delle scuole paritarie hanno risorse per organizzarsi al meglio: «Vedremo gli studenti delle scuole pubbliche in fila sui marciapiedi in attesa di farsi rilevare la temperatura. E resta l’incognita del materiale pericoloso: ci sono quintali di igienizzanti che vanno pur stoccati da qualche parte, anche a fronte della carenza di spazi. Viene il sospetto che le scuole paritarie abbiano gli spazi e i fondi per non porsi il problema, anche grazie ai denari versati dai contribuenti trentini». A ciò si aggiunge il problema trasporti: «Forse generalizzo un po’, ma credo che se gli studenti delle scuole pubbliche non hanno alternativa all’uso dei mezzi pubblici, esponendosi al rischio contagio, chi frequenta le scuole private possa permettersi soluzioni più comode e sicure». Il sindacalista infine si concentra sugli istituti paritari presenti nel centro città: «Chi difende i fondi pubblici alle private -conclude -cita a sproposito don Milani, che sosteneva il concetto di sussidiarietà, ovvero il principio per cui dove non arriva la scuola pubblica è doveroso sostenere le iniziative dei privati. Ma don Milani aveva portato le scuole in cima all’Appennino, dove la scuola pubblica non riusciva ad arrivare. Non credo avesse in mente queste scuole con tutti i confort in centro città, scuole che non affiancano il pubblico, ma vi fanno concorrenza, per giunta con i soldi pubblici»

 

 

Scarica il pdf: scuola ART 090920