Il T – 16 novembre 2022
I sindacati: «Ora si sostenga la crescita»
A un’economia che nel 2023 si prepara alla stagnazione, come prospettato dalla Banca d’Italia nella nota di aggiornamento di novembre presentata lunedì, fa eco la preoccupazione dei sindacati trentini. Tanto più se a un’inflazione galoppante corrispondono retribuzioni stagnanti, che potrebbero ridurre ulteriormente le capacità di spesa delle famiglie. Quello che chiedono alla Provincia è «una politica dei redditi che protegga il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori per arginare il rischio di impoverimento».
Neanche il recupero dei livelli di crescita pre-Covid permette di guardare con fiducia ai prossimi mesi, vista la frenata attesa. «In questa fase per noi è fondamentale sostenere la contrattazione per aumentare le retribuzioni — dicono i segretari provinciali di Cgil, Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti — Allo stesso modo è importante che le imprese ricomincino ad investire». Il riferimento è alla contrazione degli investimenti prospettata dalla Banca d’Italia. Ma anche al rallentamento dei prestiti alle imprese trentine evidenziato dall’istituto. «La ripresa, soprattutto nel terziario, non si è tradotta in un’accelerazione sugli investimenti. Anzi — notano i sindacati — a guardare l’accesso ai finanziamenti bancari il settore dei servizi ha aumentato il suo gap rispetto a Bolzano. Questo rischia di compromettere il recupero di produttività e competitività di cui ha bisogno il nostro sistema e, di conseguenza, la possibilità di migliorare le condizioni di lavoro». L’industria rimarca la paternità della forte crescita che ha trainato il mercato del lavoro nel primo semestre. «Le imprese dell’industria, in particolare la manifattura, e la ripresa del turismo— nota il direttore di Confindustria Trento Roberto Busato — hanno consentito una forte crescita dell’economia nei primi nove mesi del 2022, con un aumento delle vendite e delle ore lavorate. Grazie a questo, il Trentino è riuscito a recuperare quasi interamente la perdita subita a causa della crisi pandemica. Ma ad oggi le prospettive per la fine del 2022 e l’inizio 2023 risultano in deciso rallentamento». Rincari energetici «che azzerano quasi interamente i margini aziendali», «un’inflazione a livelli storici che sta comprimendo la domanda e costringendo la Bce a ritoccare sempre di più i tassi di interessi al rialzo» le ragioni della frenata evidenziate dagli industriali. Non da ultimo, le prospettive di una recessione tecnica per l’economia tedesca. «Come territorio di frontiera abbiamo sempre beneficiato dello stato di salute di alcuni comparti tedeschi, come ad esempio l’automotive, che trascinavano le nostre imprese all’interno della filiera. Questo contributo positivo oggi è venuto meno», spiega Busato.
In questo scenario, «la legge di bilancio non mette in campo nessuno strumento per aiutare il sistema economico trentino ad affrontare questa fase di profonda incertezza», chiosano i sindacati. «Mancano misure efficaci per sostenere la capacità di spesa delle famiglie né si prevedono incentivi per spingere le aziende ad aprire tavoli contrattuali per accrescere i salari», concludono.
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