l’Adige – 20 giugno 2024

Imis per le ville, a Trento i costi più bassi

TRENTO – Trento è uno dei capoluoghi italiani che “tartassa” di meno le abitazioni di lusso. A sostenere questa tesi è il rapporto Imu 2024 a cura del Servizio politiche economiche, fiscali e previdenziali della UIL. Per l’abitazione principale considerata di lusso (categorie catastali A/1, A/8, A/9), il costo medio complessivo dell’Imu (Imis in Trentino) sarà di 2.531 euro (1.266 euro per l’acconto pagato entro il 17 giugno), con punte di oltre 6.000 euro nelle grandi città.

Grosseto si distingue come la città con il costo totale annuo dell’Imu più elevato, con un totale di 6.828 euro. Segue Milano con 5.966 euro, mentre Roma si posiziona al terzo posto con un costo di 5.774 euro all’anno, che scendono a 5.750 euro a Venezia, mentre Rimini chiude la lista delle prime cinque città più costose con un costo complessivo annuo di 5.479 euro.

Per quanto riguarda le città meno care, Cremona si conferma la città con il costo Imu più basso per le abitazioni principali di lusso, con un totale annuo di 967 euro. A Messina il costo medio annuo è di 1.018 euro, a Ragusa di 1.083 euro. Poco sopra Trento con 1.113 euro annui e Bolzano presenta con 1.154 euro.

Per quanto riguarda le pertinenze delle ville (categorie catastali C2, C6 e C7), in testa Napoli con un costo totale annuo dell’Imu pari a 208 euro. Segue Agrigento con 203 euro annui, evidenziando come anche in questa città del Sud Italia i costi siano particolarmente alti. Al terzo posto Ancona, con un costo annuo di 187 euro. Trento è all’ultimo posto della classifica con appena 46 euro all’anno per la prima pertinenza.

«Questo – spiega il segretario provinciale della UIL Walter Alotti – mette in luce la necessità urgente di una riforma strutturale del catasto per garantire una tassazione più equa sugli immobili in Italia. Questa riforma, spesso annunciata ma mai attuata, è fondamentale per correggere gli squilibri attuali. La riforma deve essere realizzata con attenzione, assicurando che non si traduca in un aumento del carico fiscale complessivo generalizzato, ma piuttosto sia finalizzata a una redistribuzione più giusta delle imposte sugli immobili. È fondamentale tenere conto delle situazioni economiche delle diverse regioni, correggendo le disparità esistenti».

 

 

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