l’Adige – 28 luglio 2022

In piazza: «Abbiamo finito la pazienza». Sindacati e lavoratori chiedono più assunzioni, contratti e riforme

La pazienza di chi lavora nella sanità è finita: infermieri, operatori socio assistenziali, professionisti, fisioterapisti, nonché operatori del terzo settore, e poi ancora tecnici, operatori domiciliari e chiunque lavori in un ospedale, in una casa di riposo o nei servizi assistenziali e domiciliari, sono tutti «esausti», alle prese con «pesanti problemi organizzativi» e «contratti da rivedere». Inoltre il futuro è tutt’altro che roseo, con una marea di gente che va in pensione ogni mese e pochi diplomati pronti a rinvigorire le fila di chi combatte in prima fila per il diritto alla salute.
Lo hanno detto ieri mattina a chiare lettere rappresentanti sindacali Fp Cgil, Cgil Spi, Cisl Fp, Cisl Fnp, Uil Fpl, Uil pensionati, tutti riuniti sotto un unico ombrello per chiedere di essere, finalmente, ascoltati dalla giunta. Si sono incontrati sotto il palazzo della regione, dove nei piani superiori anche ieri veniva discusso l’assestamento di bilancio della Provincia, ovvero veniva deciso come utilizzare i soldi delle tasse dei cittadini. Da notare che, nonostante il tema della sanità tenga banco da anni e che non si sia trattata di una vera e propria mobilitazione, in una delle giornata tra le più calde dell’anno, comunque tra sindacalisti, delegati, comuni cittadini, infermieri e operatori sul campo, ieri in piazza c’erano circa 150 persone.
«I problemi -spiega Giuseppe Pallanch, segretario Cisl Funzione pubblica -sono tanti: dipendenti stressati e senza ferie che lavorano in condizioni assurde, aumenti dei carichi di lavoro, mancanza di confronto, personale insufficiente. Chi resiste lo fa per senso di responsabilità , ma tutto ha un limite, è ora di passare ad azioni di lotta».
«La prima cosa da fare precisa Luigi Diaspro segretario Cgil funzione pubblica è mettere in sicurezza il sistema sociosanitario trentino: la salute è un bene essenziale e i lavoratori non ce la fanno proprio più. Serve un piano straordinario di assunzioni per cui destinare risorse finanziarie importanti. Non ha senso mettere da parte 100 milioni di euro, come sta facendo la giunta, quando la situazione è così grave». E prosegue: «Non si può andare avanti così, senza coinvolgere le parti sindacali: non siamo mai convocati se non per essere aggiornati sui parametri. E anche il bonus giustamente esteso anche a chi lavora nelle rsa, è solo una soluzione tampone».
Soprattutto, i sindacati, sono stanchi di non essere nemmeno ascoltati. «Dopo quattro anni -precisa Marcella Tomasi, segretaria generale Uil Fpl del Trentino -siamo ancora qui: è vero che in mezzo c’è stato anche il Covid, ma dopo l’emergenza, anche questo dovrebbe diventare un punto su cui fare ragionamenti e trovare soluzioni». E prosegue: «Si deve lavorare per la formazione e riformare il numero chiuso, e rendere attrattivo questo lavoro, perché ce ne sarà sempre più bisogno. Vogliamo vedere le rsa piene di giovani professionisti appassionati». Pallanch: rimarca: «A forza di tavoli e tavolini annunciati, stiamo diventando un mobilificio. Siamo stufi di pacche sulle spalle, vogliamo concretezza». «Non è più accettabile -ammette Manuela Faggioni, segreteria confederale Cgil -questa costante assenza di confronto».

 

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