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Il T – Sabato 21 Settembre 2024

Incidenti nei cantieri forestali, sindacati chiedono più controlli

Uil e altre sigle sindacali sottolineano la necessità di maggiori ispezioni e formazione

Davide Orsato

TRENTO — Prima Vaia, poi il bostrico hanno reso necessari molti lavori. Necessari e pericolosissimi. Il solo Trentino, a partire dal 2018, ha contato dodici boscaioli morti durante la rimozione di alberi. L’ultimo, notizie di poche ore fa, è Vasile Simon Florin, appena arrivato dalla Romania per lavorare in Trentino e morto a nemmeno 25 anni. Nel cantiere forestale dove lavorava ora è tutto fermo: ieri sono tornati carabinieri e ispettori per accertamenti. E il suo corpo è stato portato dalla val di Fiemme alla camera mortuaria dell’ospedale di Trento, secondo disposizione dell’autorità giudiziaria. È stata infatti disposta l’autopsia per fare chiarezza su quanto accaduto nei boschi di Cercenai, in val di Sadole, dove gli operai della ditta Fiemme Forest, con sede a Cavalese, erano impegnati ad abbattere le piante colpite dal bostrico. Si indaga per omicidio colposo e gli aspetti da chiarire sono molti.

«Ci sono molte questioni aperte— spiega Walter Alotti, segretario generale di Uil Trentino — ad esempio la formazione sulle normative di sicurezza. In che lingua la ricevono? Da quando ci sono i cantieri per il bostrico abbiamo sempre sottolineato la necessità di maggiori ispezioni. Come Trentino abbiamo anche un’arma in più: il corpo forestale. Usiamolo per attività di prevenzione ma anche di repressione qualora emerga il mancato rispetto delle regole». La necessità di maggiori controlli è sottolineata anche da Andrea Grosselli, segretario generale di Cgil Trentino. «C’è un forte trend di esternalizzazioni nel settore della gestione boschiva— sottolinea — anche se va detto che nel caso dell’incidente in val di Fiemme abbiamo a che fare con una ditta esperta e operativa sul territorio da anni. Visto il grado di rischio di lavori di questo tipo la Provincia avrebbe dovuto prevedere forme di controllo preventivo su queste tipologie di lavoro. Purtroppo c’è un’autoassoluzione dalla Provincia su questo tema». Per Michele Bezzi, segretario generale di Cisl, «l’impiego dei forestali, conoscitori del territorio, può fare la differenza in materia di prevenzione. Ma occorre agire, perché si parla di questi problemi solo dopo le tragedie, e poi si dimenticano».

 

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