29 agosto 2017 – Corriere del Trentino
Isig e Cimec. Cgil, Cisl e Uil: «La giunta sbaglia Settore strategico per lo sviluppo»
Dispiacere, amarezza, preoccupazione. Franco Ianeselli, Cgil, Walter Alotti, Uil e Lorenzo Pomini, Cisl, reagiscono così alle denunce dei direttori dell’Isig e del Cimec di Trento.
«La conoscenza è uno dei due asset strategici della provincia e arretrare su questo fronte è un grave errore» affonda il segretario trentino della Cgil, Ianeselli. «Meglio — sostiene — fare una valutazione seria delle sfide e delle esigenze, per poi calibrare gli sforzi». Revisione che richiede anche Alotti, Uil del Trentino, sia rispetto alle forme di finanziamento che rispetto alle modalità di coordinamento degli enti di ricerca: «Dobbiamo investire puntando sulla ricerca applicata e coinvolgendo di più l’università. Il rischio è che molti enti diventino delle scatole vuote, atte a produrre solo consigli di amministrazione e uffici sovradimensionati rispetto alla capacità della nostra Provincia». E quanto ai contributi: «Perché non rivolgersi all’Euregio, specie per Isig?» si chiede Alotti, auspicando un maggiore coinvolgimento delle parti sociali. Richiesta che arriva anche da Pomini, Cisl del Trentino, fermo nel ricordare che in un momento di grande tensione sociale come quello che stiamo attraversando, tagliare la ricerca umanistica è un «errore imperdonabile». Anzi, tale campo dovrebbe essere più condiviso e partecipato, dalle scuole alle fabbriche: «Gli imprenditori facciano la loro parte, sostengano questi enti e avviino con loro un processo di conoscenza e informazione tra i lavoratori. È importante — commenta Pomini — riflettere sull’integrazione e sulle identità culturali e una realtà come Isig potrebbe fare molto a riguardo». Dunque, ben venga una futura collaborazione con la partecipazione diretta delle imprese e dei sindacati, per valorizzare il lavoro dei ricercatori e al tempo stesso promuovere un’evoluzione della società tutta, non solo delle élite. Troppo spesso, infatti, gli istituti rimangono circoli chiusi, incomprensibili ai più. «Dovrebbero invece aprirsi alla comunità e comunicare le loro attività» rileva Pomini. Cosa che renderebbe anche più semplice reperire fondi, tema rispetto al quale sarebbe bene cambiare atteggiamento. «All’estero — ricorda il sindacalista — è normale cercare finanziamenti da privati: dovremmo farlo anche noi». Dopotutto la posta in gioco è alta: ne va di importanti scoperte, di cervelli in fuga, dell’eccellenza di un territorio.
Scarica il pdf: Isig ART 290817
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