15 aprile 2017 – Trentino, Corriere del Trentino

I sindacati: «Ferita profonda nel sistema» Olivi: «Vertici responsabili verso il territorio». Bezzi attacca Rossi: «Tace per doppia morale»

E se non fosse tutto qui? È quello che, in queste ore, si stanno chiedendo un po’ tutti in Trentino, dai semplici sociassicurati ai vertici della Provincia passando per i sindacati. Cgil, Cisl e Uil parlano di «ferita profonda nella fiducia del nostro sistema». Il vicepresidente Alessandro Olivi richiama i vertici alla responsabilità ricordando che «Itas è un elemento costitutivo del sistema economico e sociale del Trentino». Giacomo Bezzi (Fi) ne approfitta per attaccare la maggioranza dipingendo la mutua come «un tentacolo del sistema».

Di oggettivo, al momento, c’è solo l’indagine aperta nei confronti dell’ormai ex direttore generale di Itas, Ermanno Grassi, e la presa di distanza dal manager da parte del cda della società. Il presidente, Giovanni Di Benedetto — un lungo passato tra assicurazioni e carriera politica nella Dc fino al ruolo, bruscamente interrotto, di senatore — giovedì ha respinto con decisione l’ipotesi della Procura secondo cui sarebbe stato ricattato dall’ex direttore. Nulla da nascondere, insomma. La mela marcia — sempre ammesso che le accuse rivolte a Grassi trovino riscontro — sarebbe stata una. Allontanata quella, tutto in Itas tornerebbe a una specchiata normalità. In pochi, però, sono disposti a scommettere che le cose andranno così. In molti, in compenso, si chiedono, come avrebbe potuto l’ex direttore commettere tutto ciò di cui viene accusato senza che nessuno, in Itas, si rendesse conto che qualcosa non andava. In Procura, si parla di nuovi indagati.

Giovedì, Lorenzo Dellai ha ricordato che «in Trentino quando si parla di “istituzioni non ci si riferisce solo agli enti pubblici». Ugo Rossi ha preferito un profilo basso. Chi ha affrontato con lui l’argomento riporta che il governatore non ritiene che la Provincia possa o debba impicciarsi di una vicenda che riguarda una società privata e la magistratura. Olivi ricorda che «Itas è un elemento costitutivo del sistema economico e sociale del Trentino» e che «la responsabilità di essere classe dirigente del territorio è anche dei suoi vertici».

Moral suasion a parte, la Provincia ha ben pochi strumenti per intervenire. Non ha alcun potere di vigilanza, come invece per le cooperative, e non è nemmeno socia della mutua. Uno degli interrogativi che restano aperti, se il terremoto non dovesse fermarsi all’ex direttore, è chi possa prendere il timone e imporre un cambio di rotta. La società è formalmente dei soci, centinaia di migliaia di assicurati che — anche se nella maggioranza dei casi nemmeno lo sanno — eleggono l’assemblea dei soci delegati, che a sua volta nomina il cda. Se il quadro dovesse peggiorare, il pallino tornerebbe all’assemblea.

Sul caso, fanno sentire la propria voce i tre segretari generale di Cgil, Cisl e Uil. «L’inchiesta che coinvolge il gruppo Itas — scrivono in una nota congiunta Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti — scuote l’intera comunità trentina. Non si tratta solo di un nuovo episodio che getta ombre oscure sulla conduzione di alcune aziende, ma di fatti, che se dimostrati, mettono in discussione una realtà che rappresenta una colonna portante del nostro sistema e i suoi valori, in primis quello della mutualità in cui grande parte della comunità trentina si ritrova. Per questa ragione, nel massimo rispetto del lavoro svolto dalla magistratura che auspichiamo proceda rapido, chiediamo che venga fatta massima chiarezza». L’idea è che non si tratti di una mela marcia. «Quanto accaduto ha aperto una ferita profonda nella fiducia del nostro sistema. E’ responsabilità di tutti operare con determinazione per sanare questa grave situazione e ripristinare quella fiducia che oggi è stata incrinata».

Bezzi punta il dito direttamente contro Rossi. «L’assenza di dichiarazioni da parte delle istituzioni provinciali, quasi a sperare che la cosa finisca qui per il buon nome del Trentino è il termometro del perbenismo e della doppia moralità che alberga nei salotti buoni della città di Trento, quelli ristretti ai pochi e soprattutto ai soliti».

Scarica il pdf: Itas ART 150417