07 gennaio 2022 – Trentino
La Finanziaria e i risparmi dei trentini
Nel recente discorso di apertura della discussione della finanziaria PAT 2022 il nostro governatore del Trentino ha evidenziato che il risparmio dei trentini è 4 volte il bilancio della PAT e che quindi la PAT stessa, avendo già praticamente quasi tutto il bilancio annuale ormai impegnato per spese correnti e in conto capitale, oltre ad aver presso che raggiunto i suoi limiti massimi di indebitamento, deve «per forza» rivolgersi al mondo privato per finanziare i propri investimenti.
Per mondo privato però non si intendono direttamente i risparmiosi trentini: quindi non ci sarà nessuna emissione obbligazionaria PAT acquistabile dai piccoli risparmiatori trentini e nessuna apertura all’ingresso dei cittadini nel capitale sociale delle società pubbliche, ma i soliti attori istituzionali rappresentati dalle banche nazionali e regionali (di provinciali ormai non ce ne sono più), assicurazioni, fondi extraregionali.
A tutti questi «coraggiosi privati» ovviamente saranno garantite restituzioni del capitale e lauti rendimenti dei loro investimenti, perché altrimenti non impiegherebbero i loro soldi. Noi siamo convinti che con le stesse garanzie molti cittadini trentini sarebbero felici di non regalare più, a tassi quasi zero, i loro risparmi alle banche con sportelli ( fra l’altro sempre più in calo) del territorio trentino, ma di impiegarli in questi diversi e probabilmente più vantaggiosi strumenti.
Ma da dove arriva la gran massa dei 15,4 miliardi di euro di risparmio dei cittadini trentini certificati da Banca d’Italia a fine 2020 (nel 2016 erano 10,9 miliardi di euro)? Come mai una crescita di quasi il 50%?
Sicuramente da un incremento della ricchezza di una parte dei cittadini trentini, ma non ovviamente di tutti. La maggior parte dei cittadini trentini o fatica ad arrivare a fine mese oppure ci arriva per un pelo e quindi risparmia assai poco.
Chi sono le categorie che più risparmiano?
Probabilmente una categoria è quella degli agricoltori. I dati dei risparmi nelle banche collocate nei territori agricoli sono altissimi rispetto a redditi dichiarati molto bassi, ma sono redditi agrari, sono molto bassi per legge e anche molto poco tassati. A questo privilegio si aggiungono i sempre generosi contributi provinciali e, diciamo una cattiveria, forse anche quelli derivanti dalla vendita dei «carri ponte anti Covid» trentini visti girare nelle pianure venete.
Forse un’altra categoria che aumenta i propri depositi finanziari è quella degli imprenditori trentini che spesso si lamentano delle banche che non erogano loro più tantissimi finanziamenti, ma contemporaneamente si rifiutano di entrare nel capitale delle banche trentine (ad esempio Mediocredito) per modificarne le politiche di erogazione del credito. Imprenditore trentino ricco di impresa trentina povera (redditi lordi bassi e conseguenti poche tasse versate), costantemente alla ricerca di annuali contributi pubblici PAT per qualsiasi spesa e/o investimento e con magari anche contributo PAT alla ricapitalizzazione dell’impresa, così i soldi dell’imprenditore, che in teoria dovrebbe usare i suoi, si accumulano sul suo conto corrente in banca.
Quindi se veramente il presidente Fugatti vuole attingere al sostanzioso risparmio dei trentini ha tutti i mezzi e molte forme diverse per farlo. Basta che lo voglia veramente.
Walter Alotti – Segretario Generale della UIL del Trentino
Scarica il pdf: Finanziaria ART 070122 2
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