6 gennaio 2018 – Trentino

Dopo la protesta di marco: «Profughi, basta a chi fomenta l’odio».

L’assessore Zeni contro Fratelli d’Italia: valutiamo una denuncia per diffamazione.

Aumentano le richieste per ospitarli

«C’è un limite a tutto. Le parole e illazioni nel comunicato di An-Fratelli d’Italia sono inaccettabili. C’è un limite alla strumentalizzazione politica e non si possono inventare le cose. Insieme alla struttura (l’ufficio legale della Provincia e Cinformi ndr) valuteremo se presentare una denuncia per diffamazione perché è ora di dire basta a chi fomenta l’odio contro i profughi ». Usa toni duri l’assessore provinciale Luca Zeni dopo l’altrettanto dura presa di posizione di An-FdI che nel comunicato di ieri, in seguito alla protesta al campo di Marco, parlava di «finti profughi» e di «manifestazione pilotata… e organizzata da Cinformi». Che al campo di Marco ci siano migliorie da apportare è fuori discussione, ma è altrettanto fuori discussione il fatto che la distribuzione dei chiedenti asilo sul territorio provinciale è aumentata, una condizione necessaria per “allegerire” il centro della Protezione civile di Marco che ne ospita attualmente 234. Ma la Uil, con il segretario generale Walter Alotti, proprio ieri ha sollevato la questione degli appartamenti che alcuni privati avrebbero messo a disposizione ricevendo una risposta negativa… «Se Alotti ha elementi faccia una segnalazione precisa… Non conosco i casi cui si riferisce, ma evidentemente mancavano i requisiti previsti nel bando» replica l’assessore. Forse mancavano requisiti di natura tecnica oppure il Comune aveva già raggiunto la quota limite (stabilita in tre richiedenti asilo ogni mille abitanti). Perché, e può sembrare un paradosso, succede anche questo. «Sono una settantina i Comuni trentini che ospitano profughi. Non è una questione di sindaci buoni o cattivi, anche se il loro atteggiamento può aiutare a sensibilizzare l’opinione pubblica, perché non sono molti gli appartamenti pubblici. Siamo convinti – prosegue l’assessore Luca Zeni – che il nostro modello di accoglienza diffusa favorisca l’integrazione attraverso azioni di volontariato o altre iniziative che coinvolgono immigrati e popolazione locale. Assistiamo spesso ad un paradosso: all’iniziale diffidenza, dopo i primi arrivi ed una pacifica convivenza, aumentano le richieste per poter ospitare i profughi in alloggi privati tanto da superare la quota stabilita per Comune. E dal sindaco, da noi interpellato, è arrivata una risposta positiva… Non vogliamo andare in overbooking, meglio una distribuzione diffusa…» conclude l’assessore. Che aggiunge un’ultima considerazione: «Corriamo il rischio di passare da due estremi: da un lato chi fomenta l’odio, dall’altro chi usa un approccio paternalistico che non va bene perché queste persone devono essere responsabilizzate per fare un percorso autonomo».

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