05 maggio 2020 – Corriere del Trentino

La scuola ha bisogno delle persone

Continuano le esternazioni, tanto legittime quanto stravaganti e curiose, di chi vuole indicare la via per la ripartenza della scuola; opinioni in libertà probabilmente elaborate sulla scorta dei ricordi di quando la frequentavano. Vi è chi propone aumenti di orario e di giornate di lavoro per tutto il personale scolastico, senza tener conto che il lavoro delle persone è regolato da norme fissate nei contratti collettivi. Vi è chi chiede di imboccare strade talmente autonomistiche da far impallidire financo i secessionisti della prima ora. Vi è chi invoca analisi, ricerche e formazione per il potenziamento dell’istruzione a distanza, senza riflettere o soffermarsi su alcuni principi cardini della Pedagogia. Gli allievi necessitano di presenza, vicinanza, relazione, apprendimento insieme. Molti esternano, ma pochi riflettono sull’insegnamento di questa epidemia: nessuno può farcela da solo. Bisogna far passare la buriana ancora in atto del Covid19, raffreddare gli animi e poi decidere sul futuro, ma senza dimenticare gli insegnamenti della pandemia.
Un noto professore, componente del Senato della SIPED – Società Italiana di Pedagogia, scriveva che «nel nostro Paese vivono 60 milioni di allenatori di calcio e altrettanti ministri dell’istruzione». In effetti qualcuno è riuscito a diventare inquilino, pro tempore, del Palazzo di viale Trastevere e se ne vedono le conseguenze. Tuttavia il Paese, e la nostra Provincia ne è importante tassello, non si può permettere di affidarsi ad apprendisti stregoni. Alla scuola vera — quella che conosciamo e amiamo, quella che ha raggiunto il quarto posto nella graduatoria della fiducia degli italiani dopo le Forze dell’ordine, il Presidente della Repubblica e il Papa — non servono approcci dilettantistici e improvvisati. Serve, quindi, una riflessione seria ed approfondita. Le nostre comunità educanti, che stanno attendendo con impazienza di riaprire le porte delle scuole, meritano un piano per una ripartenza efficace. Un piano condiviso che, cercando di rispondere anche alle necessità delle famiglie e alle composite richieste della nostra collettività, si mantenga ben illuminato da due stelle da seguire: scienza e valori. Le scienze legate alla formazione ci dicono che la conoscenza si costruisce assieme. Non vi può essere conoscenza e, quindi, vera competenza se non vi è relazione tra insegnante e allievo, tra ragazzi. La scuola della competenza digitale che non sarà mai in grado di sostituire quella vera necessita, comunque, di aule, investimenti strutturali, ma non può mai fare a meno delle persone, di apprendimento cooperativo, di ricerca e di innovazione: di pensiero convergente e divergente. Una scuola da vivere, capace di essere intrepida e monella. In questa scuola, l’offerta di istruzione a distanza avrà certamente diritto di esistere. Avrà il ruolo di ultima ancella di una scienza chiamata «didattica». Ma non bastano le indicazioni offerte da esperti della formazione: la comunità scolastica necessita di tenere fermi, ben tutelati i valori che la legano, pena il disfacimento. La Carta costituzionale attribuisce alla scuola la funzione che è educativa, quella di formare i cittadini di domani: quelli che dovranno governare il nostro Paese, partecipare alla vita culturale, politica, sociale. La scuola in Trentino non chiede secessioni: chiede finalmente sia rispettata l’autonomia pedagogica, organizzativa e funzionale. Questo pretendono le persone di scuola dalla politica scolastica provinciale: si restituisca l’autonomia depotenziata nell’arco dell’ultimo ventennio, malgrado le tutele costituzionali. Per il resto, non servono fughe secessionistiche che ci separino dal resto del Paese. Una, tra le varie cose che il Cigno Nero ci ha dimostrato, è che la sanità e la scuola sono preziosissime e debbono rimanere all’interno di un disegno, di una pianificazione dello Stato. Un ultimo pensiero alla tutela dei valori. Quest’anno 25 Aprile e Primo maggio hanno assunto un sapore diverso. Di passato e di futuro, nel segno dei valori costituzionali, tra i quali quello della libertà, il più alto. Un valore che solo la cultura, per il tramite della scuola, può rappresentare l’autentico anticorpo per combattere i virus sociali e politici altrettanto pericolosi dei virus clinici. Pino Turi, segretario generale Uil scuola, osserva come oggi le feste della Liberazione e del Lavoro siano uscite dalla retorica per entrare nella realtà.

* Segretario provinciale Uil Scuola

 

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