Il T – 11 maggio 2024

La via sostenibile del turismo «Ma senza imporre divieti»

Il cambiamento climatico e il conseguente aumento delle temperature obbligano a ripensare le modalità di offerta turistica nell’arco alpino. Ne hanno dialogato, ieri mattina, i rappresentanti del mondo accademico, professionisti, attori del settore pubblico e privato e imprenditori nella cornice del Festival dello sviluppo sostenibile, al Dipartimento di economia dell’Università di Trento. «Turismo alpino nella transizione ecologica», il titolo.
Ad aprire il dibattito, a nome delle tre confederazioni sindacali, Walter Alotti, segretario provinciale della Uil e presidente del Cru (Comitato regionale Unipol) Trento. A seguire il professore di Economia e gestione delle imprese Umberto Martini (Unitn) ha posto l’accento sulle caratteristiche dei nuovi frequentatori della montagna. La premessa è stata chiara: il turismo rappresenta un pilastro fondamentale per la sopravvivenza economica e sociale delle zone montane. Ma al tempo stesso «la montagna è un ambiente fragile, che inevitabilmente soffre quando viene sottoposto a un eccessivo carico antropico e infrastrutturale — ha osservato Martini — Bisogna trovare un equilibrio lungo una linea sottile che divide lo sviluppo dallo sfruttamento, la sostenibilità dall’impatto distruttivo della massa. Le nuove tendenze del turismo, tra cui la ri-scoperta della montagna e l’arrivo in quota di turisti sempre meno “alpinisti”, porta a nuove sfide, soprattutto per la difficoltà, da parte dei nuovi frequentatori della montagna, di capire fino in fondo l’ambiente in cui si inseriscono, e le giuste modalità di interazione con esso».
Il professore si è chiesto fino a che punto si può continuare a espandere le infrastrutture e l’antropizzazione della montagna. «Per evitare che gli impatti negativi compromettano l’attrattiva stessa della montagna, dobbiamo considerare che se i visitatori trovano un ambiente degradato, potrebbero decidere di dirigere altrove le loro attività ricreative — ha aggiunto — Le strategie dovrebbero concentrarsi su trovare equilibri anziché imporre limiti rigidi. Non dobbiamo trasformare la montagna in una terra di divieti, ma piuttosto promuovere la consapevolezza tra i turisti, soprattutto quelli meno esperti, e anche tra le comunità locali, le imprese e le istituzioni. È fondamentale che le persone del luogo condividano gli stessi valori e approcci verso la montagna». Anche Filippo Zibordi, coordinatore didattico e gestionale del master FaunaHd dell’Università dell’Insubria, si è concentrato sull’importanza di sensibilizzare i visitatori sulle questioni ambientali legate alla montagna e ha sottolineato l’urgente necessità di considerare il costo ambientale nelle decisioni.
Il dibattito si è poi concentrato sulle esperienze dirette sul territorio. Bruno Felicetti, direttore delle Funivie Madonna di Campiglio, ha discusso dell’impatto ambientale degli impianti a fune, mentre Stefania Clemente, project manager di Trentino Marketing, ha evidenziato l’importanza delle certificazioni ambientali per le destinazioni turistiche. Renata Diazzi, direttrice dell’area Esg Sustainability di Trentino Sviluppo, ha ribadito come la sostenibilità non sia solo un vantaggio economico, ma anche un imperativo per le imprese.
Infine, Alessandra Stelzer, imprenditrice vitivinicola, ha proposto un approfondimento sull’enoturismo come forma di turismo green. I contributi di Marco Adamo e Luca Giovannini, studenti della laurea magistrale in Management e sostenibilità del turismo, hanno ulteriormente arricchito la discussione.

 

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