Trentino – 09 giugno 2023
L’allarme: «Prezzi su del 17%, ma i salari sono immobili»
TRENTO. Secondo le previsioni Istat del triennio 2022-2024, al netto della crescita dell’inflazione, i reali prezzi potranno subire un aumento reale del 16,9% .
Un parametro che secondo le regola della contrattazione nazionale determina anche i valori economici dei rinnovi di contratto e quindi gli adeguamenti delle buste paga.
«Un aumento non dettato solo dal caro energia – chiariscono i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – ma dalle imprese che in alcuni settori, hanno scaricato sul prezzo dei beni prodotti non solo i costi reali ma anche gli effetti di una domanda in aumento, ampliando non solo i ricavi, ma anche i profitti».
«Fino a questo momento a pagare sono state le lavoratrici e i lavoratori, ma questa situazione non può durare visto che si è determinata in Italia e in Trentino una vera e propria emergenza salariale», affermano i tre segretari che chiedono subito i rinnovi dei contratti scaduti e aumenti in busta paga commisurati al reale costo delle vita.
«Non è la crescita dei salari che ha determinato l’aumento dei prezzi, visto che in Italia il potere d’acquisto è fermo da trent’anni. Oggi che l’economia italiana continua a crescere soprattutto in specifici settori, come il turismo, i servizi e il commercio, tenere fermi i contratti è vergognoso e inaccettabile» affermano i sindacati.
Una riflessione che è «monito anche per Piazza Dante che deve affrontare il rinnovo dei contratti delle Autonomie locali, della scuola e della sanità. Continuiamo a chiedere che la Provincia faccia la propria parte adeguando le misure di welfare all’inflazione. Le risorse ci sono, come dimostrano le cifre non spese anche sul bonus energia. Ci aspettiamo che l’assestamento di luglio vada in questa direzione», concludono Grosselli, Bezzi e Alotti.
Scarica il pdf: TRENTINO inflazione ART 090623
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