6 febbraio 2018 – Trentino

Lavoro vigilato «Niente guinzagli per i lavoratori»

I sindacati preoccupati per il braccialetto elettronico al polso dei dipendenti del Bertelli e del Bicigrill: ci vuole un accordo

Sul caso dei braccialetti al polso dei dipendenti del Bicigrill e della pasticceria Bertelli è scoppiato un vero e proprio caso tra il politico e il sindacale. Cgil, Cisl e Uil sono scesi sul sentiero di guerra chiedendo garanzie per i lavoratori, l’assessore al lavoro Alessandro Olivi ha ricordato che l’utilizzo di dispositivi di controllo a distanza deve essere autorizzato dall’Ufficio del Lavoro oppure deve essere regolato da un apposito accordo sindacale. E, in questo caso, non ci sono né accordo né l’autorizzazione. I dipendenti del Bertelli ieri indossavano il braccialetto come sempre e spiegavano che non si sentono né controllati né al guinzaglio. Per loro nessun problema. I sindacati nutrono la preoccupazione che il fenomeno si allarghi e si arrivi a sistemi sempre più sofisticati di controllo dei lavoratori. I toni sono diversi, ma la conclusione è che, comunque, questo genere di strumenti informatici deve sempre essere finalizzato a migliorare l’efficienza, ma anche la sicurezza sui luoghi di lavoro e, comunque, sempre con l’accordo dei rappresentanti dei dipendenti. Walter Largher della Uiltucs ieri ha subito telefonato ai proprietari del Bertelli chiedendo un confronto e un incontro anche con i lavoratori, incontro che è stato subito concesso. La Cgil del Trentino, per bocca del segretario Franco Ianeselli e del segretario della Filcams Roland Caramelle, spiega che un apparecchio come quello adottato dai proprietari del Bertelli è legittimo solo se usato come timbratore, mentre non lo è se è sempre attivo e registra i movimenti dei dipendenti: «Per il sindacato il caso dei braccialetti elettronici va approfondito. In ogni caso la tecnologia non può ledere né limitare i diritti dei dipendenti. Quel che è certo, sulla base della normativa attualmente in vigore, è che qualsiasi datore di lavoro può far ricorso ad un dispositivo marcatempo, anche un braccialetto, per i propri addetti senza nessuna autorizzazione preventiva del Servizio Lavoro e senza accordo sindacale solo se questo dispositivo si attiva solo in precise azioni, come entrate e uscita dal posto di lavoro. In questo caso è tale e quale ad un normale badge. Se invece il dispositivo ha un’attivazione continua, dal momento in cui il lavoratore prende servizio fino a quando finisce il suo orario, allora è difficile pensare che un braccialetto possa essere considerato uno strumento necessario per il lavoro e, la stessa normativa pur con i cambiamenti peggiorativi introdotti dal Jobs act, prevede delle limitazioni. E cioè che ci sia un accordo sindacale e in assenza di questo, una specifica autorizzazione del Servizio lavoro ». Lamberto Avanzo della Fisascat Cisl rincara la dose: «Noi siamo contrari a queste forme di controllo a distanza. Deve esserci un accordo per regolare l’uso di questi nuovi strumenti informatici. Il rapporto di lavoro è un rapporto fiduciario e non si può prevedere un controllo continuo ». Anche Largher della Uiltucs insiste su questo punto: « Se ha lo stesso uso di un badge non si capisce perché debba essere sempre indossato. Comunque cerchiamo un confronto con i datori di lavoro per capire bene l’uso che viene fatto». Il timore generale è che questo genere di strumenti si diffonda e si arrivi a un controllo generalizzato.

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