21 marzo 2020 – Corriere del Trentino
Le conseguenze del virus Effetti negativi per l’86% delle imprese trentine. Cassa integrazione in partenza, coinvolti oltre 2.100 lavoratori
TRENTO Dopo i tanti giorni in attesa del decreto Cura Italia, approvato nella giornata di lunedì ma pubblicato in Gazzetta ufficiale solo mercoledì, ieri sono iniziate ad arrivare ai sindacati le lettere delle aziende trentine per attivare ufficialmente la cassa integrazione: a fine giornata sono almeno 17 le richieste arrivate, per un totale di dipendenti che potrebbero essere interessati da riduzioni o azzeramenti di orario che supera le 2.100 unità.
L’elenco delle aziende coinvolte è trasversale per tipologia e dimensioni delle stesse: comprende dalle grandi aziende come Luxottica e La Sportiva alle piccole e piccolissime attività come il Centro di medicina osteopatica di Trento. «Quasi tutti hanno precauzionalmente attivato la cassa integrazione per le nove settimane concesse— spiega la segretaria provinciale di Fiom-Cgil Manuela Terragnolo—,ma non è detto che poi vengano utilizzate nel totale o per tutti i dipendenti». «Ovviamente ciò rappresenterà un forte danno all’economia ma è un segnale di responsabilità delle aziende nei confronti dei loro dipendenti — commenta il segretario regionale di Uiltec trentino Alan Tancredi —. Ci auspichiamo che altre realtà si muovano in questa direzione».
Nelle fabbriche che non hanno ancora sciolto le riserve continua la protesta degli operai. Dopo l’accordo raggiunto alla Marangoni di Rovereto, sulle barricate rimangono i dipendenti di Ebara e Sapes: «Non c’è ancora un’intesa — riferisce Terragnolo —, si decide come comportarci giorno per giorno».
Il 3 aprile è stata indetta una giornata di sciopero solidale anche in Trentino Digitale, che invece di incrociare le braccia impegneranno la giornata fornendo aiuto all’Azienda sanitaria trentina. Da tempo in polemica con l’azienda, i lavoratori sono consapevoli del ruolo chiave che ricoprono in questo periodo, visto che garantiscono a comunità e istituzioni di comunicare e restare operativi con collegamenti digitali che funzionano.
Fanno sentire la loro voce anche i lavoratori delle casse rurali trentine. La Fisac richiede un intervento deciso a Cassa Centrale Banca per tutelare i lavoratori e le lavoratrici dal rischio contagio, in particolare quelli che operano allo sportello. «Purtroppo le casse rurali si stanno muovendo in ordine sparso — dice il segretario della Fisac Cgil Stefano Guolo —. Senza l’esigibilità delle indicazioni precise emanate dalla capogruppo ognuno fa quanto ritiene opportuno, ma in molti casi queste misure non sono sufficienti». La richiesta dei sindacati è di dotare tutti i dipendenti dei dispositivi di protezione individuali, compresi i pannelli separatori agli sportelli, ridurre gli orari di apertura delle filiali e sanificare gli ambienti. Per Fisac la misura più opportuna in questa fase di grave emergenza è comunque quella di chiudere tutti gli sportelli al pubblico. «Chiediamo che Cassa Centrale svolga un ruolo di forte e deciso coordinamento, direzione e controllo in questa gravissima emergenza sanitaria».
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