Legge di stabilità provinciale. I sindacati bocciano la manovra. Cgil Cisl Uil in Prima commissione: nessuna politica dei redditi, mancano investimenti e risorse per rafforzare il welfare territoriale
E’ la paura, anche di perdere consensi, più che il coraggio la cifra che ha guidato la giunta provinciale nella definizione del bilancio di previsione. Una manovra che per Cgil Cisl Uil è monca, per l’assenza di scelte che mettano in sicurezza i redditi delle famiglie e di politica economica. Mancano ancora una volta, l’ennesima, le riforme per rilanciare la crescita e la coesione sociale. “La manovra per il 2023 è sostanzialmente vuota e sorda alle istanze della società trentina e affossa l’ultima possibilità di una concertazione alta tra le istituzioni e le parti economiche e sociali per costruire responsabilmente insieme un’idea comune del futuro del Trentino”. Lo hanno ribadito questa mattina i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti ai componenti della Prima commissione consiliare. Osservazioni e critiche alla manovra sono state messe anche nero su bianco in un documento che le confederazioni hanno inviato alla presidente Masè e che alleghiamo a questa nota stampa.
Cgil Cisl Uil prendono atto, dopo quattro anni di tentativi e richieste, che nella Giunta provinciale non c’è nessuna volontà di costruire un percorso condiviso di governo dell’Autonomia, per affrontare insieme e responsabilmente le sfide che attendono la nostra comunità. L’Esecutivo ha scelto una strada diversa, quella delle azioni di piccolo cabotaggio finalizzate ad incassare consenso immediato. “La Giunta rinuncia ad esercitare fino in fondo il proprio ruolo di governo per cedere alle logiche spicce degli slogan o delle misure spot”.
In uno scenario economico che viaggia pericolosamente verso la recessione la Giunta Fugatti non avanza proposte per stimolare la crescita, né per mettere in sicurezza i redditi delle famiglie, falciati dall’inflazione e che penalizza soprattutto i redditi più bassi. “Nella manovra non c’è il minimo accenno ad una politica dei redditi provinciale che provi contrastare gli effetti della riduzione del potere d’acquisto”.
Le risorse aggiuntive per le famiglie, stanziate sotto forma di minore imposizione fiscale, sono appena 5 milioni di euro in più rispetto a quanto stanziato ad inizio legislatura. Tenuto conto della criticità del momento e delle difficoltà si tratta solo di briciole.
Sul 2022 le risorse contro il caro bollette mobilitate fino ad oggi sono state 27milioni di euro. A questi si dovrebbero aggiungere 45 milioni previsti per il bonus da 180 euro che varrà erogato in modo iniquo con gennaio 2023.
La Provincia di Bolzano solo nel 2022 ha stanziato 90 milioni di euro.
La finanziaria non prevede nessuno stanziamento per adeguare l’assegno unico all’inflazione così le famiglie, impoverite dal caro prezzi, si vedranno di fatto alleggerito anche il sostegno. In questo scenario è difficile pensare che i trentini facciano figli, invertendo il calo del tasso di natalità. I nuclei hanno bisogno di sostegni certi e stabili nel tempo per decidere di metter su famiglia. In questo senso il bonus terzo figlio non inciderà sul numero di bambini concepiti in Trentino.
Il reddito delle famiglie si mette in sicurezza anche con interventi strutturati per rafforzare la contrattazione decentrata e aumentare le retribuzioni. La Giunta, però, sceglie di non vincolare gli sgravi fiscali alle imprese che applicano i contratti collettivi, favorendo implicitamente accordi pirata.
Sulle retribuzioni incide anche la qualità del lavoro: in Trentino un quarto della popolazione lavorativa ha un contratto a termine. Questo riduce il reddito disponibile per le lavoratrici e i lavoratori. La manovra, però, non prevede misure che incentivino la stabilizzazione lavorativa, riduce gli stanziamenti per Agenzia del Lavoro e non ne potenzia i centri per l’impiego.
La qualità del lavoro si sostiene anche spingendo il sistema a recuperare produttività. Il che vuol dire incentivare le imprese ad investire in innovazione. L’Esecutivo al contrario preferisce una strada più agevole e meno rischiosa in termini di consenso, confermando ancora una volta gli sgravi Irap a pioggia per le aziende.
Altro capitolo pericolosamente vuoto è quello del welfare territoriale. “Nel momento in cui l’assetto demografico, le innovazioni del sistema economico e gli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute pubblica producono profonde cesure nei modelli di coesione esistenti, il solo baluardo a difesa dell’inclusione sociale dei soggetti più deboli sono proprio le politiche di welfare, dalle politiche per la salute all’assistenza di tipo sociale, dai servizi alle famiglie a quelli per la soddisfazione dei bisogni abitativi, dalle politiche di workfare fino ad arrivare agli interventi per l’integrazione dei cittadini stranieri”. E’ questa consapevolezza che ha spinto Cgil Cisl Uil a sostenere l’appello per la costituzione degli Stati generali del Welfare trentino. Un ultimo tentativo di gestire insieme le trasformazioni che stanno investendo la comunità locale e che non può prescindere da un potenziamento delle risorse per la sanità pubblica, la prevenzione, la medicina di territorio, l’integrazione socio-sanitaria e l’assistenza agli anziani.
Nessuna risposta in questa manovra arriva sul tema casa.
Infine il capitolo della pubblica amministrazione. L’Esecutivo ha lasciato che diventassero lettera morta le promesse di innovare e rafforzare la pubblica amministrazione trentina e anche in questo bilancio di previsione dimostra di non credere nel valore delle risorse umane che tengono in piedi i servizi pubblici non stanziando un euro per il rinnovo dei contratti per il triennio 2022-2024.
Trento, 21 novembre 2022
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