27 maggio 2021 –  Corriere del Trentino

Licenziamenti, nessuna emorragia«Anzi, serve personale qualificato»

TRENTO Sancito lo sblocco dei licenziamenti, dal primo luglio solo per le imprese della manifattura e dell’edilizia, torna prepotentemente d’attualità il tema dell’occupazione. In regione — riferiscono sindacati e categorie economiche — non è prevista un’emorragia di posti di lavoro. Anzi, «le imprese della filiera edile denunciano la mancanza di mano d’opera», spiega il presidente dell’associazione degli artigiani trentini Marco Segatta. «Dal nostro osservatorio — aggiunge il direttore di Confindustria Trento Roberto Busato — vediamo che il settore manifatturiero sta andando bene, addirittura abbiamo alcune aziende che stanno andando molto bene. Non abbiamo dati che ci dicono che tante persone andranno a casa, piuttosto abbiamo aziende che hanno bisogno di personale qualificato».
Il manifatturiero e le costruzioni sono, infatti, i due settori che stanno trainando il mercato del lavoro. Nel mese di marzo hanno segnato un boom di assunzioni: +31,2% rispetto allo stesso mese del 2019 e +110% rispetto a marzo 2020. Tuttavia i sindacati Cgil, Cisl e Uil del Trentino invitano a non sottovalutare le possibili (singole) crisi aziendali. «Quel che è certo — affermano i rispettivi segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti — è che ora è tempo di investire sul lavoro e per farlo servono sostegni al reddito per favorire le transizioni di chi ancora un’occupazione non riesce a trovarla o di chi sarà interessato da processi di ristrutturazione, serve un piano straordinario di politiche attive per la riqualificazione di occupati e disoccupati e servono investimenti pubblici e strumenti di politica industriale».
Oltre alla scadenza del blocco dei licenziamenti, solo in Trentino, nel primo trimestre 2020 si è registrato un gap di oltre 5.500 assunzioni rispetto al primo trimestre del 2019, cioè nel periodo pre-Covid. A dirlo è il rapporto mensile dell’Agenzia del lavoro. Allo stesso tempo, però, se si guardano le tabelle dedicate al solo mese di marzo, emerge per la prima volta dopo un semestre di cali anche il segno più. Da un lato si assiste ad una riduzione di 1.709 contratti di lavoro rispetto a marzo 2019, dall’altro si registra un aumento delle assunzioni di 1.745 unità rispetto allo scorso anno (+31,4%). Incremento rilevato in tutti i settori, ad eccezione del commercio (-124) e dei pubblici esercizi (-285). A fare da traino, come anticipato, i comparti industria (+447) e costruzioni (+582).
Proprio le imprese della manifattura e dell’edilizia potranno tornare a licenziare a partire dal primo luglio. Anche se il governo, nello stesso decreto Sostegni bis che ha fatto decadere il divieto, ha introdotto un forte incentivo a non licenziare: le stesse aziende potranno attivare la cassa integrazione gratuita per tutto il 2021 impegnandosi a mantenere i dipendenti. Per tutte le altre imprese, invece, il divieto totale di licenziamento vale fino a fine ottobre. Per quanto riguarda le 7.328 imprese trentine del comparto costruzioni, «con il Superbonus 110% i temuti licenziamenti non ci saranno», riferisce Marco Segatta, alla guida dell’associazione degli artigiani. «Anzi — prosegue —, molte imprese denunciano la mancanza di personale qualificato».
Fotografia scattata anche da Confindustria Trento. «Prorogare il blocco dei licenziamenti — considera il direttore Roberto Busato — significa rinviare i processi di riorganizzazione e gli investimenti in impianti e nuove attrezzature». In alcuni casi, in poche parole, le aziende hanno bisogno di dismettere processi produttivi che il Covid ha spazzato via. Per questo motivo «servono due riforme: quella relativa agli ammortizzatori sociali, ma soprattutto quella delle politiche attive del lavoro, che hanno l’obiettivo di mettere al centro la formazione e la rioccupabilità dei lavoratori. Su questo c’è convergenza con i sindacati».

 

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