08 febbraio 2019 – Trentino

Lingue a scuola, il Clil da cambiare

Alla vigilia del confronto con la giunta i sindacati hanno posizioni distanti: la Uil cerca strade diverse

 

La scuola trentina si prepara alla prova del trilinguismo. L’assessore Mirko Bisesti ha annunciato che a breve convocherà i sindacati e gli altri attori del mondo della scuola per parlare di come modificare il metodo Clil che era stato individuato dalla giunta di Ugo Rossi come il modo più veloce e fattibile per attuare il piano Trentino trilingue. L’obiettivo del piano è fare in modo che i ragazzi raggiungano la padronanza della lingua italiana e la padronanza di almeno una lingua comunitaria (al livello A1 al termine della scuola primaria, a livello A2 al termine della scuola secondaria di primo grado, a livello B1 al termine del biennio della scuola secondaria superiore, a livello B2 al termine della secondaria superiore). La giunta Rossi aveva individuato il Clil, ovvero l’insegnamento in lingua straniera di alcune materie come la matematica o arte, ma questo aveva provocato diversi problemi, innanzitutto perché mancavano gli insegnanti con competenze sia linguistiche che metodologiche. Adesso la giunta Fugatti intende rivedere il tutto.
I sindacati hanno opinioni diverse sul come fare. Pietro Di Fiore della Uil scuola invita a non restare per forza legati alla metodologia Clil: «Quello che non va del piano Trentino trilingue è proprio l’obbligatorietà del Clil. L’offerta formativa sulla Lingua Straniera non può andare a detrimento dei saperi disciplinari. Per questo noi riteniamo che, fermi restando gli obiettivi finali, debba essere lasciata ampia autonomia a ciascuna scuola su come raggiungere questi obiettivi. Ci sono realtà in cui sono stati realizzati ottimi progetti Clil che hanno funzionato benissimo. Ma ci sono state realtà in cui non è andata così bene soprattutto perché mancavano insegnanti con le competenze specifiche. Ma dove non ha funzionato le scuole devono essere lasciate libere di trovare altre strade.
Penso, ad esempio, che si potrebbe aumentare l’insegnamento delle lingue straniere sfruttando le ore opzionali che sono quattro alle elementari e tre alle medie e, per le superiore, che si debba attingere al monte ore. Ogni scuola dovrebbe scegliere in piena autonomia e sottoscrivere un patto educativo con le famiglie dei ragazzi».
Cinzia Mazzacca della Cgil scuola ha una posizione diversa: «Il difetto del piano della giunta Rossi è la fretta. Si sono previsti posti in organico per insegnanti Clil senza che ci fossero le persone con questo tipo di competenze. Quello che diciamo noi è che si debba dare il tempo agli insegnanti di acquisire le competenze linguistiche e metodologiche per insegnare in lingua straniera le materie previste. Non penso, invece, che si possa aumentare le ore di insegnamento della lingua straniera perché non c’è spazio. Il problema finora è stato il poco tempo, ora le cose si stanno sistemando e miglioreranno con il tempo».

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