08 aprile 2017 – Corriere del Trentino
«L’obiettivo dell’equità a volte non paga»
Cgil, Cisl e Uil, 87.000 iscritti, replicano agli autonomi. Pomini: traggono forza screditandoci
Giusto rappresentare tutti i lavoratori, e non solo gruppi o categorie, dovendo talvolta dire dei no in nome dell’equità. Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti, segretari rispettivamente di Cgil, Cisl e Uil, difendono il sindacato confederale in Trentino. Una risposta alla critica mossa dal mondo — in crescita, come evidenziato dal Corriere del Trentino di ieri — del sindacato autonomo e di base.
«L’espressione confederale indica la tensione verso la rappresentanza generale del mondo del lavoro» afferma Ianeselli. Con 40.000 iscritti (saliti di mille unità dopo alcuni anni di calo), sui circa 87.000 totali delle tre centrali, la Cgil è la forza più rappresentativa del lavoro trentino. La sua sede, in via Muredei a Trento, è stata presa di mira nella notte fra giovedì e venerdì (ne riferiamo nell’articolo in pagina) con accuse che sono uno strascico dell’occupazione del consiglio provinciale da parte dei disoccupati Whirlpool.
Ianeselli prosegue il ragionamento che tocca quelli che definisce «i due filoni» del sindacalismo autonomo: il livello «di base», emerso in relazione alla crisi, e un altro attivo in particolari categorie, soprattutto nel settore pubblico. «Il nostro modo di fare sindacato — continua — è così, confederale: significa non rappresentare solo i dipendenti pubblici, oppure chi ha un impiego e chi no. Questa è una difficoltà classica del sindacato. La parola che abbiamo a cuore è l’equità e sappiamo che a volte non paga». Il fenomeno, prosegue il segretario, non coglie di sorpresa Cgil, Cisl e Uil. «Era prevedibile. Ciò che dobbiamo fare ora, in una situazione che comunque non è di sfarinamento, è rappresentare questo disagio, questa rabbia sociale, in chiave di riforma e dentro la costruzione di politiche. Noi non cambiamo strategia, senza però lasciare praterie al sindacato autonomo». Una delle critiche mosse dagli avversari è l’eccessiva contiguità con la politica e il «potere» locale. «In Trentino — risponde Ianeselli — abbiamo una tradizione di dialogo sociale. Non è una brutta cosa. Ma stare ai tavoli è uno strumento, non un fine. È giusto se porta risultati. Finora, penso anche al welfare avanzato, ci sono stati».
Alotti, guida della Uil (forte di 17.000 tesserati, «cresciuti del 5-6% nell’ultimo anno»), legge la genesi del sindacato di base nel frazionamento ideologico a sinistra. Per le sigle autonome di categoria non esita a utilizzare l’aggettivo corporative. «Non dobbiamo nasconderci dietro un dito. Il sindacato confederale ha un atteggiamento più responsabile e pragmatico, finalizzato agli obiettivi. Cerchiamo di mediare fra le esigenze delle singole categorie e dei gruppi. Altri soggetti invece compiono una tutela di professioni e lavoratori come individui più che come corpo sociale». Secondo Alotti, nell’unità confederale la distinzione fra Cgil, Cisl e Uil ha permesso di limitare il fenomeno del sindacato autonomo. «È bene che Cgil, Cisl e Uil si muovano assieme per gli obiettivi generali di tutela, in termini di legislazione, welfare, previdenza, ma è bene avere anime diverse».
Pomini, segretario Cisl, affronta di petto sindacati di base e autonomi. «Mi sembra che traggano forza dall’azione di discredito verso di noi. Il terreno della rappresentatività è molto aperto. Ci sono tanti lavoratori ancora non iscritti al sindacato» nota la guida di Via Degasperi, centrale con 30.000 iscritti in Trentino («un numero stabile» precisa). «È un terreno che può essere ben dissodato. Smettano di prenderci di mira. Altrimenti si indebolisce tutta la trattativa. Non vorrei che finissero per fare più forti i padroni».
Per Pomini, le tre centrali sindacali sostengono la «fatica» della confederalità: «Non sempre è semplice, perché implica anche dire dei no alle lobbying settoriali. È vero inoltre che il sindacato in questi tempi si è trovato in un ruolo non suo, a fare da supplenza alla politica, che non ha fatto sforzi per riavvicinarsi ai cittadini su temi come la fabbrica che chiude o la ristrutturazione del pubblico impiego».
Scarica il pdf: equità ART 100417
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