16 marzo 2021 – Corriere del Trentino

L’urlo di tremila genitori«Riaprite le scuole». E intanto mancano pc. I sindacati: laboratori, disciplinare l’attività in presenza

TRENTO «La scuola è il luogo dove si fa palestra di vita: e per questo chiediamo le scuole, di ogni ordine e grado, aperte». L’appello è diventato virale e il gruppo facebook «Scuola in presenza per la Provincia di Trento» lanciato da Laura Tondini ha raccolto in meno di 24 ore 3.300 adesioni. Intanto elementari e medie hanno mandato in archivio la prima giornata di didattica a distanza. «Un sistema che ha funzionato bene — afferma Freschi, presidente della Consulta dei genitori — con carenze di comunicazione in circa il 20% degli istituti». Dove per altro si segnalano anche problemi per le dotazioni informatiche: decine e decine quelle mancanti.

L’appello
«Noi non siamo negazionisti — si legge nel documento, che verrà fatto arrivare anche ai piani alti di Piazza Dante — siamo famiglie. Non critichiamo gli insegnanti, a loro va il nostro grazie per aver saputo riorganizzarsi. Ringraziamo la Provincia, per aver provato fino in fondo a tenere aperti quei benedetti cancelli per tutti e chiediamo a chiunque si senta di doverlo fare di unirsi a noi. Combattiamo la stessa battaglia. Un nemico però ce lo abbiamo: si chiama insensatezza. Non è sensato chiudere una scuola dove l’incidenza del contagio è bassissima grazie ai protocolli in atto, non è sensato pensare che a un anno di distanza si possa chiedere ancora ai bambini e ai ragazzi ai docenti e alle famiglie di avere pazienza. È insensato e pericoloso non vedere e non ascoltare la profonda ferita di più generazioni. Le scuole devono riaprire senza se e senza ma». E per questo il gruppo sta ragionando anche di partecipare a una manifestazione, il 26 marzo, che è stata lanciata da analoghi gruppi in Alto Adige e in Toscana.

Piazza Dante
La Provincia non è sorda a questi richiami. Ci ha provato l’assessore Mirko Bisesti,la scorsa settimana, «a chiedere una deroga almeno per la fascia 0-6 anni». Allo stato attuale la giunta ha riaperto le porte per questa fascia di età di nidi e materne solo per i figli di chi lavora nel comparto della sanità. Si tratta di tutti i lavoratori, come specificato ieri dall’assessora Stefania Segnana e dal governatore Maurizio Fugatti, dal cuoco al medico dal tecnico all’infermiere, che lavorano in Rsa o in altre strutture sanitarie. Però, alla luce anche delle numerose pressioni dei cittadini e dei sindacati, Fugatti sta pressando il governo. «La giunta sta esplorando la possibilità — ha spiegato — di un’estensione di tale apertura anche ad altre categorie professionali, sollecitando adeguata attenzione anche a livello nazionale sulla possibilità di ottenere ulteriori deroghe».

Il primo giorno
E sul buon operato della Provincia nemmeno la Consulta dei genitori ha alcunché da ridire. «Più dell’80 per cento delle scuole è partito o ha dato comunicazione chiara dello svolgimento delle attività sincrone o asincrone. Il problema — ragiona Freschi — sta in quel 15-20 per cento che ha fornito una comunicazione inadeguata. Gli orari dovevano essere sul sito da ottobre, perché così prevedeva la normativa: non ci sono giustificazioni per non partire oggi. Il sistema nella maggioranza dei casi ha retto molto bene: se mi venisse chiesto di dare un voto darei 8 alla gestione condotta da dipartimento, assessorato e 80 per cento delle scuole e 3 a quelle scuole che non sono partite».

Anche perché sono più o meno le stesse che hanno altri fronti aperti. «È arrivata oggi — spiega — una circolare del dirigente del dipartimento Ceccato che chiarisce come tra i Bes che hanno diritto di frequentare la scuola in presenza non vadano compresi solo quelli certificati, ma tutti, come abbiamo sempre sostenuto. Mi chiedo: certi dirigenti leggono le norme come dovrebbero o aspettano solo le circolari di Ceccato che fa loro il riassunto? L’assunzione di responsabilità è uno dei loro compiti». E sui bes e sui laboratori si interrogano anche i sindacati. «L’attività in presenza per i laboratori va disciplinata in modo chiaro — dicono Pietro Di Fiore (Uil) e Cinzia Mazzacca (Cgil) — Non è possibile che non vi sia una regola». Un altro nodo è quello dei dispositivi, pc e tablet. «Certi istituti — prosegue Freschi — stanno procedendo ora a fare la raccolta dei bisogni». E la ricognizione di settembre? «Molti erano rimasti fuori». Quanti? Cento? «Non faccio numeri perché potrebbero essere anche di più. E poi le cose sono cambiate, ci sono zone turistiche dove i genitori non hanno lavorato, sappiamo di famiglie che non si possono permettere la connessione o che non hanno riparato pc rotti e quindi abbiamo bimbi non connessi. Ho poi chiesto all’assessore di chiarire gli orari: ci sono scuole che fanno lezioni da 40 minuti alle elementari e di 25 alle medie, non ha molto senso».

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