Corriere del Trentino – 19 gennaio 2024

Maestra ammalata sotto accusa: non aveva avvisato le colleghe. Di Fiore (Uil): «Pronti ad andare in tribunale».

TRENTO Si è svegliata con la febbre, perciò non ha potuto presentarsi a scuola, dove lavora come insegnante. Ha quindi avvisato immediatamente il circolo di coordinamento — i suoi «capi» — come da obblighi contrattuali. Ma non ha comunicato anche alle sue colleghe che quel giorno sarebbe rimasta a casa. Così ieri una maestra di una scuola dell’infanzia della provincia si è trovata davanti al dirigente del Servizio attività educative per l’infanzia, per rispondere di un procedimento disciplinare avviato nei suoi confronti.
Alla base del richiamo c’è una circolare consegnata ai docenti all’inizio dell’anno scolastico, in cui il coordinatore pedagogico del Dipartimento istruzione ha specificato che, in caso di malattia, «è necessario che l’insegnante assente concordi con la collega lo scambio di orario, per assicurare la regolare apertura della scuola». E tuttavia «le circolari non hanno potere regolativo, non modificano un contratto — precisa Pietro Di Fiore, segretario provinciale di Uil Scuola — Sono semplici indicazioni, che peraltro hanno senso se sono coerenti con i contratti. E non è questo il caso». Di Fiore ieri ha accompagnato la docente davanti al dirigente, e non per propria iniziativa. La donna, infatti, sarebbe stata caldamente invitata a presentarsi nella sede del Dipartimento istruzione e cultura con il supporto di un sindacato o di un avvocato.
«Avvisare i colleghi è una consuetudine, non c’è alcuna norma contrattuale che lo preveda», taglia corto Di Fiore. Nella peggiore delle ipotesi la maestra riceverà un richiamo scritto, eppure, avverte il segretario, «se il Dipartimento deciderà per una qualsiasi sanzione saranno altre le aule, non solo quelle di via Gilli, che ci diranno chi ha ragione». E corregge subito i sottintesi: «Siamo pronti ad andare in tribunale».
Non si tratterebbe però di un caso isolato. Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda, ha raccolto altre segnalazioni e ha preparato un’interrogazione che presenterà martedì alla giunta. Dal titolo: «Il Servizio per l’infanzia passa alle intimidazioni?». Per Degasperi il rischio è che questa vicenda rappresenti «un vero e proprio tentativo di intimidire le singole insegnanti e farle desistere dalla decisione di interrompere la “consuetudine”». Chiederà conto al presidente Fugatti dei procedimenti di questo tipo ancora aperti e, da ultimo, «se condivide l’approccio o, viceversa, se non ritiene necessario intervenire sul dirigente responsabile». Intanto ieri il mondo della scuola è stato sollecitato anche dall’assessora all’Istruzione Francesca Gerosa, che ha incontrato i dirigenti delle scuole provinciali statali. «Ho colto tanto entusiasmo e interesse — ha spiegato la vicepresidente — La Provincia sarà presente accompagnando tutti gli Istituti dove necessario». Perché, prosegue Gerosa, «le scuole, pur nella loro autonomia, non devono sentirsi sole». Tra i temi più urgenti la sburocratizzazione: «Stiamo pensando agli strumenti da offrire ai dirigenti per semplificare le pratiche», spiega. Anche se la «posizione più importante» resterebbe quella degli studenti: «Ho già accolto in assessorato il direttivo della consulta degli studenti — ricorda — Devono sapere che questa è casa loro». Anche l’impressione di Paolo Pendenza è «sicuramente positiva»: «L’incontro è stato intenso e l’assessore ha soprattutto ascoltato — riassume il presidente di Anp per il Trentino — Le tematiche sono state inserite nell’ottica di un approfondimento che avverrà nei prossimi mesi, ma è stato sottolineato che l’approccio sarà condiviso».

 

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