08 giugno 2022 – l’Adige

Mancano operatori socio-sanitari

Al Pronto soccorso di Rovereto lavorano attualmente 8 medici dipendenti, 8 liberi professionisti e neolaureati, 32 infermieri e 8 operatori socio-sanitari (Oss). Con i liberi professionisti, i cosiddetti medici a gettone, Provincia e Azienda sanitaria cercano di tappare i buchi di personale di fronte ad accessi che sono tornati a prima della pandemia. Gli accessi roveretani corrispondono al 20% di tutti gli accessi ai pronto soccorso trentini.
«I liberi professionisti però non fanno le notti – ricorda il segretario provinciale della Uil Flp sanità Giuseppe Varagone – Inoltre degli otto medici dipendenti, due vanno via entro l’inizio di luglio e due hanno l’esonero dalle notti. Per i turni notturni restano appena quattro medici con un carico di lavoro molto pesante». Il conto è presto fatto: ciascuno di loro deve coprire almeno sette notti al mese.
Varagone è critico sulla soluzione individuata dalla giunta provinciale di affidare alcuni servizi sanitari ai privati. «Aprire ai privati significa distruggere il pubblico». Alle cooperative di professionisti, purché qualificate, ha aperto anche il segretario provinciale della Cisl medici Nicola Paoli, mentre non esclude questa possibilità il sindaco di Rovereto Francesco Valduga, che di professione è medico (l’Adige di sabato).
«La cooperativa non va bene – sostiene invece Varagone – Prima di tutto costa. Poi non ti garantisce la continuità assistenziale. Con il medico a chiamata, la qualità non è uguale che con il medico strutturato, che ha fatto formazione e aggiornamento». Per quanto riguarda le altre categorie impegnate nel Pronto soccorso, non sembrano esserci problemi di carenza di infermieri. Semmai sono le case di riposo a soffrire proprio per il fatto che molti infermieri passano dalle Rsa all’Azienda sanitaria. Qualche problema invece emerge per quanto riguarda gli Oss: al Pronto soccorso di Rovereto ne mancano due rispetto all’organico.
«Negli ultimi periodi ci sono carenze di operatori socio-sanitari in ospedale – afferma Varagone – Non dovrebbero esserci perché c’è una graduatoria in essere con 509 persone». Il concorso è stato fatto nel 2020 e la graduatoria è valida fino al dicembre del 2023. «Vale per tutta l’Azienda sanitaria. Invece finora hanno chiamato 150 Oss. Le carenze che ci sono in diversi presidi ospedalieri possono essere coperte attingendo a questa graduatoria».

 

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