03 ottobre 2019 – Corriere del Trentino

MANCANZA DI ALLOGGI, COINVOLGERE LA CURIA

Il Bilancio sociale Itea 2018 dà notizia di poche decine di nuove costruzioni assegnate alle famiglie (solo 60 nell’ultimo anno, contro le 57 del 2017) e soprattutto anche di un numero di alloggi di risulta in forte calo (circa il 22%): 383 nel 2018 contro 489 nel 2017. In sintesi il piano straordinario di edilizia sociale 20072016, a fronte dell’obiettivo di 3.000 alloggi di risulta, 3.000 appartamenti nuovi e 3.000 alloggi a canone moderato, ha messo a disposizione, a tutto il 2018, 4.660 alloggi di risulta, 1.085 costruzioni nuove e solo 208 alloggi a canone moderato (housing sociale). Fra l’altro la convenzione con Finint e Cassa Depositi e Prestiti per l’housing sociale è scaduta a fine 2018 e del rinnovo non si è più sentito parlare, facendo prevedere un ulteriore arretramento e rallentamento dell’offerta di alloggi pubblici in provincia.
Per la Uil del Trentino le soluzioni abitative di edilizia sociale non possono più passare solo per l’estensione della platea dei beneficiari dell’integrazione canone alle locazioni private (che sarà in calo anch’essa nel 2019 per l’introduzione del vincolo dei 10 anni
di residenza ma, piuttosto, attraverso un vero concreto rilancio dell’edilizia pubblica sociale e dei piani di housing territoriale che realizzino alloggi a canone moderato da affiancare a quelli a canone sociale che già appartengono al patrimonio abitativo Itea (10.692 unità abitative, di cui ben l’8,6%, più di 900 appartamenti, sfitti). La nostra proposta di riforma riguarda quindi sì «la casa», ma più specificatamente «l’abitare», inteso sotto l’aspetto dell’affitto e dell’edilizia pubblica sociale in particolare.
Chiediamo quindi che, al più presto, si proceda alla riforma della legge Dalmaso (2005), non più adeguata al cambio epocale subìto anche dalla società trentina, per soddisfare le mutate esigenze date da diverse condizioni occupazionali di lavoratori,lavoratrici, pensionati e pensionate che hanno certo bisogno di un’abitazione, ma sempre più in affitto, non in proprietà, e per trovare dei meccanismi in grado di rimettere in circolo, oltre agli alloggi pubblici non locati, il rilevante patrimonio privato abitativo «sfitto» anch’esso per diverse migliaia di unità abitative a Trento e in provincia.
Si chiede in particolare agli amministratori e alla giunta provinciale di concentrarsi maggiormente sul reperimento e ristrutturazione di alloggi da destinare alle famiglie, agendo su due leve. Si potrebbe in primis coinvolgere la Curia, che ha espresso difficoltà nella gestione del proprio patrimonio immobiliare che potrebbe essere, se non acquistato, sub-affittato a Itea spa, la quale potrebbe poi assegnarlo sfoltendo le lunghe liste d’attesa (903 soggetti che hanno richiesto solo l’alloggio e 2.140 richiedenti alloggio e contributo). Un’altra azione che Itea spa, in sinergia con il Comune di Trento o Rovereto potrebbe avviare, è di acquisire i molti immobili (solo a Trento ne sono stati censiti recentemente ben 17) dismessi, avviando ristrutturazioni o riedificazioni interessanti anche sotto l’aspetto ecologico e di risparmio del suolo, esigenza tornata di grande attualità anche a livello locale.
Ultima osservazione che emerge dalla lettura del bilancio sociale 2018: la «sparizione» del contatto che Itea aveva, tramite la commissione sociale, con le rappresentanze degli inquilini e le organizzazioni sindacali confederali. Uil ricorda alla politica che gran parte del patrimonio abitativo pubblico trentino è stato costruito con il contributo Gescal dei lavoratori, oggi in parte pensionati, e delle imposte che i lavoratori dipendenti e pensionati hanno versato e continuano a versare. Si ripristini quindi un luogo di coinvolgimento del sindacato sia per l’elaborazione sia per il controllo e la verifica delle politiche abitative pubbliche.

* Segretario generale Uil del Trentino

 

Scarica il pdf: alloggi ART 031019