03 gennaio 2020 – Corriere del Trentino

Marcella Tomasi (Uil): «Chi perde il lavoro non può aspettare mesi. Molti se ne sono andati»

TRENTO Marcella Tomasi allarga le braccia quasi sconsolata: «Avevamo chiesto un tavolo tecnico per la ricollocazione degli ex lavoratori nel settore dell’accoglienza a dicembre del 2018. Ma si è partiti molti mesi dopo e chi era a casa ha dovuto arrangiarsi: molti hanno lasciato l’italia». La segretaria della Uil Flp scuote la testa. «È triste», ammette Tomasi. Che teme il ripetersi, con il Cinformi, di un «film già visto»: «Stiamo parlando di ragazzi qualificati, che conoscono più lingue. Con la trasformazione del centro il rischio è che se ne vadano: ci guadagneranno all’estero».
Partiamo proprio dall’annunciata trasformazione del Cinformi in uno sportello per i cittadini. La giunta provinciale ha anticipato che nelle prossime settimane definirà i confini del nuovo centro. Ma come giudica questa intenzione?
«Il Cinformi è un servizio nato per dare sostegno alla popolazione straniera presente e residente in Trentino. Allargare le competenze a tutta la popolazione mi pare senza senso. Le persone in difficoltà vanno gestite in modo diverso, non gettandole in un unico calderone. È molto preoccupante».
C’è anche la questione del personale: un cambio di rotta del centro mette a rischio posti di lavoro specializzati.
«Certo. Mi sembra un film già visto, come per l’accoglienza. Stiamo parlando di giovani ragazzi titolati, che conoscono più lingue e che hanno competenze specifiche: sono educatori, insegnanti, persone che si occupano di accoglienza e di questioni legali. Giovani che se chiude un servizio da noi si ricollocano all’estero. La giunta provinciale, di questo, è informata: lo abbiamo ripetuto a più riprese. Anche con il Cinformi sarà la stessa cosa: ci guadagneranno all’estero, beneficiando delle competenze formate qui da noi».
Prima parlava del sistema dell’accoglienza. Dopo l’annuncio dei tagli, a dicembre 2018, era stata chiesta l’attivazione di un tavolo di confronto per cercare di ricollocare almeno una parte delle persone rimaste senza lavoro. Com’è la situazione?
«Innanzitutto, sulla questione dei tagli all’accoglienza, vorrei ribadire un concetto: non è questo il modo di trattare le persone che passano nel nostro territorio. Per quanto riguarda il personale, il tavolo tecnico che avevamo chiesto a dicembre è stato attivato molti mesi dopo. E naturalmente chi era a casa ha dovuto in qualche modo arrangiarsi. Di quelle persone, poche decine hanno iniziato i percorsi in Agenzia del lavoro. Gli altri si sono ricollocati. Dove? Ovviamente all’estero. Ho parlato con qualcuno, che mi ha detto di voler partire per qualche percorso umanitario. Del resto, chi ha un curriculum del genere non aspetta la politica».

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