07 giugno 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Medici e infermieri delusi «La giunta adesso ci ascolti e contrasti il ritorno del virus»

TRENTO Il giorno dopo il tanto atteso «doppio zero» — nessun decesso legato al coronavirus e nessun contagio (anche se ieri sono emersi cinque nuovi casi) — ordini delle professioni sanitarie e sindacati fanno fronte comune per chiedere un cambio di rotta e maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. «I medici — dice il presidente dell’Ordine Marco Ioppi – non si sono mai tirati indietro in questi mesi ma sono rimasti delusi dall’organizzazione sanitaria». Insomma, nelle prossime settimane, se non già nei prossimi giorni, l’onda della glorificazione degli infermieri, dei medici e degli operatori socio-sanitari sarà chiamata a rimodulare le parole in una precisa e concreta strategia. L’appello è inequivocabile: «chiediamo all’assessora provinciale alla salute Stefania Segnana di non far cadere nel vuoto l’appello rivoltole ormai venti giorni fa dai nove ordini delle professioni sanitarie e sociali — scrivono unitariamente Cgil, Cisl e Uil — Convochi subito il Consiglio dei Sanitari e avvii un dialogo costruttivo con tutti gli operatori della salute in Trentino per condividere le prossime mosse di contrasto al ritorno del virus. Per quello che ci riguarda, crediamo che uno dei fulcri di una strategia di contenimento della pandemia restino i luoghi di lavoro».
È infatti proprio nei corridoi degli ospedali, nelle case di riposo, e nei territori per quanto riguarda i medici di famiglia e le guardie mediche, che secondo Ioppi si è rotto il «patto di alleanza». «Il coronavirus poteva essere l’occasione per ristabilire un patto di alleanza tra il personale sanitario e l’organizzazione sanitaria — considera il presidente dell’Ordine dei medici — Ma ciò non è avvenuto perché le forme di protezione del personale sanitario non sono state messe in pratica con la dovuta celerità e attenzione di un buon padre di famiglia. Questo ha deluso i medici, che non si sono mai tirati indietro, ma avrebbero voluto che ci fosse stata la capacità di mettere in atto procedure tempestive. Siamo usciti con le ossa rotta da questi mesi». Per ricucire lo strappo le tre confederazioni sindacali hanno indicato una via da percorrere: «Siamo convinti che si debba quindi passare da una strategia di mitigazione del rischio per chi lavora, come fatto giustamente fino ad oggi attraverso la predisposizione delle linee guida per la sicurezza, ad una che punti alla promozione a 360 gradi a partire dai luoghi di lavoro di tutte le azioni utili a prevenire il ritorno del contagio almeno nelle forme drammatiche cui abbiamo assistito nelle prime settimane di primavera».
Oltre alla garanzia delle misure di sicurezza, secondo gli ordini delle professioni sanitarie, sarà necessario un cambio di paradigma: da una parte si chiede il potenziamento della medicina territoriale e dall’altra una revisione dell’organizzazione delle residenze sanitarie assistenziali. Su questo fronte, «ci aspettiamo un confronto costruttivo con l’assessorato alla salute per analizzare gli aspetti positivi delle Rsa ma anche e soprattutto gli aspetti negativi per arrivare a una revisione dell’organizzazione e delle competenze», spiega il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche Daniel Pedrotti. Mentre per il potenziamento dei servizi di territorio e domiciliari — alla luce anche del rapporto Censis-Fnopi (federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), che testimonia come il 92,7 per cento degli italiani ritiene che siano necessari più infermieri, con più ruolo nel servizio sanitario — Pedrotti spinge per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità . «Ci attendiamo le prime sperimentazioni entro la fine dell’anno», fa sapere.

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