Il T – 19 luglio 2023

«Medici e infermieri, un saldo positivo»

Crisi del sistema sì, ma forse anche troppo allarmismo. In risposta al quadro disegnato dalla stampa sulla carenza di personale sanitario in Trentino (Il T di ieri), l’assessora provinciale alle politiche sanitarie Stefania Segnana prende le distanze da quanto emerge – una perdita di 60 medici in 6 anni tra il 2015 e il 2021 che porta il Trentino ad essere il fanalino di coda fra le regioni del nord – e dai parametri presi in considerazione: «Il sistema sanitario trentino ha sicuramente affrontato delle difficoltà e le sta ancora affrontando ma non può essere paragonato ad altre regioni italiane». Inoltre, i dati estrapolati degli istituti di statistica nazionale e provinciale, che si fermano al 2021 e che non distinguono tra personale pubblico e privato, creerebbero allarmismo a differenza dei «parametri oggettivi che dimostrano l’attrattività del Trentino». L’azienda sanitaria ha voluto quindi fare in qualche modo ordine, presentando numeri molto meno preoccupanti, ovvero i dati per Apss, consolidati al mese di giugno 2023 rispetto al 2019, che mostrano un incremento di unità nel periodo successivo al Covid sia per il personale medico (+ 80) che per quello infermieristico (+ 346). Con una variazione media, tra il 2019 e il 2023 di 25 unità tra i medici e 122 per gli infermieri.
Riguardo ai numeri non sono altrettanto ottimisti i segretari dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, che traggono spunto dal confronto con le altre regioni del nord del Paese per mettere in evidenza le mancanze della giunta Fugatti e parlano di politica di disinvestimento: «Invece di accontentare i particolarismi dei territori tenendo aperti ospedali periferici dove i turni devono essere coperti dai medici in servizio su Trento e Rovereto o da gettonisti, serviva una scelta più coraggiosa, puntando sulle strutture maggiori per le alte specializzazioni e assicurando, comunque, un sistema di medicina territoriale capillare e di qualità». Quanto alla qualità del personale aggiungono: «Se non si migliorano le condizioni retributive e organizzative e non si investe in strutture d’eccellenza è difficile attrarre personale d’eccellenza».
Ad onor dei dati, già che siamo in fase di revisione, è doveroso apportare ulteriori aggiustamenti sulla base di quanto evidenziato dall’Ordine degli infermieri. Uno riguarda il futuro della professione: è nei prossimi 15 anni (non 23) che andranno in pensione 2.046 infermieri (non 2.025). In sostanza c’è meno tempo per recuperare più professionisti. L’altro riguarda la retribuzione annua lorda: in Italia è di 34.875 euro (quindi inferiore ai 38.875 riportati) e dunque ancora più bassa rispetto alla media europea di 38.348.
Se la situazione è meno allarmante del previsto, tutto sommato, nel senso letterale del termine, potrebbe andare meglio.

 

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